2007/12/30

Zerobubbole 13: Una donna si affacciò dalla breccia d'impatto, quindi gli incendi non erano molto caldi

di Undicisettembre. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. L'articolo si riferisce al contenuto della versione di Zero presentata a ottobre 2007 alla Festa del Cinema di Roma.

0:14:00. NARRATORE: Insomma, temperature non certo elevatissime, come testimonia la presenza di questa donna, proprio nel punto dell'impatto con l'aereo.

Con questa frase, pronunciata mentre le immagini mostrano una foto dello squarcio d'impatto nella quale si scorge una figura umana, Zero cade in violenta autocontraddizione: pochi minuti prima, come scena d'apertura, ha presentato la voce angosciante di una donna, Melissa Doi, che grida disperata al telefono che "fa molto, molto, molto caldo". Così caldo che teme di morire.

Così caldo che dice (nella parte guarda caso tagliata da Zero) che non vede fiamme ma sente che il pavimento scotta dappertutto.

Così caldo che circa 200 persone si suicidano lanciandosi nel vuoto dalle Torri Gemelle pur di evitare di morire negli incendi (come mostrato nell'immagine qui accanto).

Ma adesso, magicamente, le temperature diventano "non certo elevatissime" secondo gli autori di Zero. Una frase che suona come uno schiaffo alla memoria di tutte queste persone.

Persone il cui gesto disperato Zero non esita a mostrare nelle proprie immagini quando vuole evocare forti emozioni, ma che dimentica disinvoltamente quando gli fa comodo sostenere improbabili quanto offensive teorie alternative.

Reticenza sui dati


Zero continua a non fornire dati che consentano allo spettatore di approfondire l'argomento.

Di quale torre stiamo parlando? A che ora è stata scattata la foto? Niente. Eppure tutti questi dati sono pubblicamente disponibili, perché la presenza di una donna che si affaccia dallo squarcio prodotto dall'impatto è nota e documentata anche nei rapporti tecnici.

Infatti a pagina 160 del rapporto NIST 1-5A si trova la fotografia mostrata qui sotto, nella quale si scorge la donna citata da Zero. Il rapporto NIST fornisce i dati che Zero non offre: si tratta del WTC1 (Torre Nord) e la foto è stata scattata da Roberto Rabanne intorno alle 9:30. E' tristemente ironico che chi lamenta una presunta inadeguatezza delle otto indagini tecniche formali svolte fin qui sugli eventi dell'11 settembre fornisca meno informazioni delle stesse indagini che critica così aspramente.

Sì, otto indagini: un'inchiesta giudiziaria civile (processo Moussaoui), due inchieste governative (Commissione 11/9 e Joint Inquiry di Camera e Senato USA) e cinque tecniche (FAA, NTSB, NIST, FEMA, ASCE), alle quali si aggiungono quelle giornalistiche e i rapporti tecnici dei soccorritori (MCEER, Arlington After-Action Report, e altri).


Ora che sappiamo luogo e ora, sappiamo anche quanto tempo è passato dall'impatto. Il volo American Airlines 11 colpì il WTC1 alle 8:46. Questa foto ritrae quindi la situazione ben quarantacinque minuti dopo l'impatto. E gli incendi, per loro natura, migrano: consumano tutto quello che trovano da bruciare e poi avanzano e salgono verso altre zone non ancora consumate.

Ignoranza della dinamica degli incendi


E' quindi ingannevole sottolineare che la donna si trova "proprio nel punto dell'impatto con l'aereo", come se dovesse essere il punto più caldo: quello è invece il punto dove l'incendio si è sviluppato subito e poi si è affievolito. Le sue condizioni tre quarti d'ora dopo l'inizio dell'incendio non dicono nulla sullo stato del resto dell'edificio.

Innanzi tutto, l'elevatissima velocità dell'impatto (fra 700 e 800 km/h) ha scagliato i frammenti dell'aereo e il carburante verso l'interno dell'edificio prima che prendessero fuoco, per cui la zona d'impatto è giocoforza una delle meno colpite da incendi. Inoltre non tutto il carburante poteva bruciare immediatamente all'impatto, perché non vi era aria sufficiente: in parte è rimasto allo stato di massa liquida e come tale ha proseguito la propria corsa, allontanandosi dalla breccia d'entrata.

Secondo il NIST, non più del 15% del carburante può essersi incendiato subito: il resto, circa 32.000 litri, deve essere rimasto allo stato liquido o nebulizzato, potendo quindi fluire o colare attraverso la struttura, fino a trovare nuova aria e qualcosa che gli desse fuoco. La questione è discussa, cifre alla mano, a pagina 79 del rapporto NIST NCSTAR 1-5A.

Ma soprattutto, lo squarcio fa da presa d'aria per gli incendi, per cui è colpito da un intenso flusso d'aria fresca, richiamata dall'esterno per effetto camino dalle fiamme all'interno della torre. Se c'è un punto ventilato in tutta l'area devastata, è proprio la breccia d'impatto. Usare questa fotografia come "prova" di temperature basse nel resto del volume colpito dagli incendi denota quindi grave incompetenza nella dinamica degli incendi in generale.

L'evoluzione dell'incendio nella zona dello squarcio è documentata dalle fotografie del medesimo rapporto NIST 1-5A: già pochissimi minuti dopo l'impatto, gli incendi non interessavano più lo squarcio e si sono poi propagati principalmente verso l'alto e il lato opposto, come mostrato dalle immmagini mostrate qui sotto.

Guardate le foto: tenendo conto del fatto che ogni lato delle Torri Gemelle misurava 64 metri (più di mezzo campo di calcio), vi sembrano indicare incendi modesti e "temperature non certo elevatissime"?

Meno di un minuto dopo l'impatto, non ci sono fiamme nello squarcio dal quale è penetrato l'aereo.

La facciata est del WTC1 alle 9:38, 52 minuti dopo l'impatto. Lo squarcio d'entrata dell'aereo è sulla facciata nord (a destra). Fonte: rapporto NIST NCSTAR 1-5A.

Le facciate ovest (a sinistra) e sud (a destra) del WTC1 alle 10:22, 96 minuti dopo l'impatto. Fonte: rapporto NIST NCSTAR 1-5A.

La facciata sud (opposta a quella d'impatto) del WTC1 alle 9:19, 33 minuti dopo l'impatto. Fonte: rapporto NIST NCSTAR 1-5A.

Chi è la donna?


L'esatta identità della donna mostrata da Zero è data per scontata da molti siti cospirazionisti, ma in realtà è controversa. Viene indicata sovente come Edna Cintron (nella foto qui accanto), 46 anni, di New York, assistente amministrativa alla Marsh & McLennan Cos. Inc, al 97° piano, morta nel crollo della torre.

Secondo queste fonti, il marito, William, avrebbe identificato Edna nelle varie foto, dai capelli e dagli indumenti, ma non con certezza. Non è stata reperita finora una fonte giornalistica attendibile e di prima mano che confermi quest'affermazione attribuita al marito.

Come notato nei commenti qui sotto, fra le immagini delle persone che si sono suicidate gettandosi dalle Torri Gemelle ve n'è almeno una di una persona i cui indumenti sono compatibili con quelli della persona che si affaccia dallo squarcio. Le immagini sono troppo sgranate per consentire un'identificazione affidabile, per cui prevale il principio di prudenza. Se davvero si trattasse della stessa persona, le fandonie di Zero sulle temperature degli incendi al WTC troverebbero la più tragica delle smentite.

2007/12/25

WTC, nuovi chiarimenti dal NIST (seconda parte)

di Paolo Attivissimo

Prosegue la traduzione delle risposte divulgative del National Institute of Standards and Technology (NIST) alle domande più ricorrenti in merito alle sue indagini sul crollo degli edifici del complesso del World Trade Center. L'originale è pubblicato qui; la prima parte della traduzione è disponibile qui. Le immagini sono aggiunte da Undicisettembre per chiarezza e provengono dai rapporti NIST.

8. Perché il NIST ha condotto sui sistemi dei solai test secondo la norma ASTM E119 che non erano rappresentativi delle condizioni della protezione antincendio all'11 settembre 2001? Perché il NIST ha ignorato i risultati di questi test, che hanno dimostrato che il sistema dei solai non collassò, nella sua analisi della risposta termica e strutturale delle torri?


L'esame da parte del NIST dei documenti disponibili riguardanti la progettazione e la costruzione delle Torri del WTC ha indicato che i proprietari e i progettisti si preoccuparono del comportamento antincendio del sistema di solai compositi fin dalla progettazione originale e per tutto l'arco della vita operativa degli edifici (NIST NCSTAR 1-6A).

Il NIST non ha trovato prove documentali che determinino le basi tecniche della scelta dei materiali di protezione antincendio delle travature dei solai del WTC e dello spessore della protezione atto a ottenere una certificazione di due ore. Inoltre il NIST non ha trovato prove che siano mai stati svolti test di resistenza agli incendi sul sistema di solai delle Torri del WTC.

La protezione antincendio applicata a spruzzo (SFRM) sui solai del WTC. Si notano le travature reticolari che reggono le lastre d'acciaio dei solai e legano le colonne del nucleo centrale alle colonne perimetrali.

Pertanto il NIST ha svolto una serie di quattro test d'incendio standard (Standard Fire Tests) (ASTM E 119) per i seguenti scopi, come dichiarato chiaramente nel documento NIST NCSTAR 1-6B:
  • stabilire il comportamento di riferimento di base del sistema di solai delle Torri del WTC, così come erano state costruite in origine
  • distinguere i fattori (contenimento termico, spessore dell'isolamento antincendio e scala del test) che hanno avuto il maggior influsso sul collasso delle Torri del WTC, nella misura in cui si possono applicare alle normali considerazioni di edilizia e di sicurezza antincendio e alle considerazioni straordinarie riferibili soltanto agli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001
  • studiare le procedure e le prassi adottate per accettare quello che a suo tempo fu un sistema strutturale e antincendio innovativo.
Lo spessore del materiale di protezione antincendio utilizzato in questa serie di quattro test variava da 12 mm a 18 mm. Questa gamma di spessori è risultata infatti coerente con lo spessore dell'isolamento antincendio applicato in origine all'acciaio dei solai delle Torri del WTC.

Il NIST ha concluso, a partire dalle proprie analisi degli impatti degli aerei (NIST NCSTAR 1-2), che l'isolamento antincendio fu asportato a causa del passaggio dei rottami dei velivoli e del carburante disperso a velocità iniziali di oltre 800 km/h (210 m/s) (NIST NCSTAR 1-6D). Poiché le strutture di prova per tutti e quattro gli Standard Fire Test erano state protette con materiale ignifugo applicato a spruzzo (sprayed fire-resistant material, SFRM), non è stato possibile trarre delle conclusioni in merito alla risposta delle Torri del WTC agli incendi dell'11 settembre 2001, perché l'impatto degli aerei causò la presenza di acciaio privo di protezione nella zona colpita dagli incendi.

Nel WTC2, i solai colpiti dagli incendi erano dotati dell'isolamento antincendio applicato in origine, le cui specifiche prevedevano uno spessore di 12 mm e il cui spessore effettivo era in media circa 18 mm. Nel WTC1, i solai interessati dagli incendi erano dotati di un isolamento antincendio migliorato, dell'ordine di 63 mm. Tuttavia lo spessore dell'isolamento antincendio non ebbe importanza, dato che l'isolamento fu in gran parte asportato dai rottami dei velivoli e dal carburante disperso.

9. Il NIST ha svolto una prova d'incendio di una singola postazione di lavoro e di postazioni multiple nell'ambito delle proprie indagini. Perché il NIST ha fornito dati di temperatura soltanto per uno di questi test? La ventilazione utilizzata in questi test era rappresentativa della ventilazione presente nelle torri del WTC l'11 settembre 2001?


Come documentato nel rapporto NIST NCSTAR 1-5C, è stata condotta una serie di prove su postazioni di lavoro singole, allo scopo di comprendere il comportamento d'incendio libero e l'effetto generale del carburante degli aerei. La quantità principale misurata fu il tasso di emanazione di calore. Questa quantità, combinata con la ventilazione, la dispersione termica verso le pareti, eccetera, determina le temperature che verrebbero raggiunte se la postazione di lavoro bruciasse in un incendio vero.

Il documento NIST NCSTAR 1-5C contiene le curve dei tassi di emanazione di calore per tutti gli incendi di postazioni di lavoro singole. La serie di test d'incendio di postazioni multiple, svolta in una ricostruzione di parte di un piano del WTC, è documentata integralmente nel documento NIST NCSTAR 1-5E.

In questi test, le luci delle finestre erano simili, per dimensioni e disposizione, a quelle dei piani in fiamme delle torri. Non c'era vetro alle finestre, allo scopo di replicare le fineste infrante visibili nelle immagini fotografiche dell'area adiacente agli incendi nelle torri. Il rapporto include, per tutti i test, i grafici dei tassi di emanazione di calore e le cronologie delle temperature in più punti.

10. Perché il NIST non ha modellato per intero l'inizio e la propagazione del crollo delle Torri del WTC?


Il primo obiettivo dell'indagine del NIST includeva la determinazione delle ragioni e delle modalità del crollo del WTC1 e del WTC2 in seguito agli impatti iniziali degli aerei (documento NIST NCSTAR 1). Determinare la sequenza di eventi che portà all'innesco del crollo è stato essenziale per soddisfare quest'obiettivo. Una volta iniziato il crollo, la sua propagazione è risultata agevolmente spiegabile senza la stessa complessità di modellazione, come indicato dalla risposta alla domanda numero 1.

11. Perché il NIST non ha considerato i casi "base" e "meno grave" nell'arco di tutta la propria analisi delle Torri del WTC? Su quali basi tecniche si è deciso di selezionare solo il caso "più grave" per le analisi?


Tutti e tre i casi (quello base, quello meno grave e quello più grave) sono rappresentazioni ragionevoli e realistiche, nei limiti della gamma d'indeterminazione, delle condizioni esistenti nelle Torri del WTC l'11 settembre 2001. Di questi tre casi, quello più grave ha prodotto la compatibilità maggiore con le osservazioni e le evidenze fisiche (v. rapporto NIST NCSTAR 1-2, Sezione 7.1, e rapporto NIST NCSTAR 1-6, Sezione 9.2.4).

12. Qual è la fonte delle proprietà dei materiali utilizzati nelle analisi termiche/strutturali delle Torri del WTC svolte dal NIST? Queste proprietà sono state determinate tramite test fisici sull'acciaio recuperato dalle Torri del WTC?


Il NIST ha svolto estese prove di misurazione delle proprietà sull'acciaio del WTC recuperato; queste prove hanno incluso tutti i vari tipi di acciaio strutturale utilizzati nelle Torri del WTC. Per tenere conto della variazione naturale delle proprietà di lotti differenti di acciaio, il NIST ha integrato i dati sperimentali con dati pubblicati per gli acciai risalenti al medesimo periodo di costruzione. Questi dati hanno incluso le proprietà meccaniche a temperatura ambiente, ad alta temperatura e ad elevate velocità di sollecitazione, insieme alle proprietà fisiche.

13. Il NIST dichiara che gli incendi nel WTC 1 furono generalmente limitati dalla ventilazione. Se così fosse, gli incendi non avrebbero dovuto estinguersi in circa 2 minuti? Perché i modelli del NIST indicano incendi di durata maggiore?


Quasi tutti gli incendi sono limitati dal tasso di combustione del combustibile (incendi limitati dal combustibile) o dalla disponibilità d'aria (incendi limitati dalla ventilazione). Molti incendi limitati dalla ventilazione continuano ad ardere, e il tasso di combustione viene determinato dalla chimica della combustione e dal tasso di alimentazione d'ossigeno.

Questo è il caso generalmente applicabile agli incendi delle Torri del WTC. Naturalmente, se il tasso di alimentazione d'ossigeno fosse stato troppo lento (per esempio a causa di un numero ridotto di finestre infrante), la combustione limitata non avrebbe generato un calore sufficiente a far proseguire la pirolisi del combustibile e l'incendio si sarebbe spento. Questo non avvenne ai piani delle Torri del WTC interessati dagli incendi.

Il Fire Dynamics Simulator utilizzato per ricostruire gli incendi nelle Torri del WTC ha incluso le caratteristiche di combustione dei materiali combustibili degli edifici e la ventilazione fornita attraverso le finestre infrante e la facciata danneggiata degli edifici. La simulazione ha dimostrato che vi erano nella facciata degli edifici varchi ampiamente sufficienti a mantenere la combustione limitata dalla ventilazione fino all'esaurimento dei materiali combustibili disponibili.

14. La sequenza di crollo per il WTC1 proposta dal NIST include l'impatto dell'aereo, l'indebolimento del nucleo centrale, l'imbarcamento e il distacco dei solai, l'incurvamento verso l'interno della parete sud e l'inizio del crollo. Se i solai si stavano staccando dalla parete sud, come hanno potuto applicare sollecitazioni alle pareti esterne per produrre l'incurvamento verso l'interno?


Le analisi del sistema di solai compositi esposti a incendi determinati dalle simulazioni della dinamica d'incendio e dalle analisi termiche hanno previsto un imbarcamento successivo all'inflessione diagonale della struttura reticolare delle travature e al cedimento di alcuni collegamenti dotati di sedi di connessione (v. NIST NCSTAR 1-6C).

Tuttavia la stragrande maggioranza dei collegamenti è rimasta intatta. Inoltre, anche i perni di taglio che legavano il solaio alla lastra di tamponamento orizzontale della facciata (spandrel) e le barre diagonali in acciaio che collegavano il corrente superiore delle travature alle colonne intermedie erano in grado di trasferire le forze di trazione verso l'interno. Pertanto i solai imbarcati erano in grado di esercitare una trazione verso l'interno sulle colonne esterne e sulle lastre di tamponamento orizzontali.

Le travature reticolari dei solai sono legate alla lastra di tamponamento orizzontale che unisce le colonne della facciata. Si notano, nelle travature, le barre diagonali e i correnti superiori e inferiori, prima dell'applicazione della protezione antincendio.

2007/12/23

Pentagon Hole Revealed by Composite Photo

by Paolo Attivissimo

An Italian 9/11 researcher, Pier Paolo Murru, well-known for the quality of his previous graphic work on the Pentagon attack, has published a remarkable photomontage of the Pentagon entry hole on the Italian-language pro-conspiracy site Luogocomune.net. It's so highly detailed that it's worth clicking on it to appreciate it full-size.


This montage shows with unprecedented clarity the actual size and shape of the Pentagon entry damage. The picture, says Mr Murru, was "obtained by blending 17 high-resolution photographs [...] compensating for perspective distortion where needed."

The montage is an extremely effective debunking of the "hole-too-small" theory. Indeed, Mr Murru adds that "certainly there is no way you can say there's a 12- or 15-foot hole".

That's quite a remarkable acknowledgment, considering it's published by a pro-conspiracy site.

2007/12/22

WTC, nuovi chiarimenti dal NIST (prima parte)

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Il National Institute of Standards and Technology (NIST) ha pubblicato il 14 dicembre scorso una nuova serie di risposte divulgative alle domande più frequenti riguardanti il suo lavoro d'indagine sul crollo degli edifici del World Trade Center. Si tratta di un supplemento alla prima serie di risposte pubblicate ad agosto 2006 e tradotte da Undicisettembre in italiano qui.

Ecco la prima parte della traduzione in italiano delle nuove risposte del NIST. Nel tradurre, le misure espresse in originale nel sistema anglosassone sono state convertite al sistema metrico decimale per chiarezza. Le evidenziazioni in grassetto sono aggiunte. Ringrazio i lettori che hanno segnalato refusi ed errori.

1. Nelle torri del World Trade Center vi era energia potenziale gravitazionale sufficiente a causare il collasso dei solai intatti al di sotto dei piani interessati dagli impatti? Perché il crollo del WTC1 e 2 non fu arrestato dalla struttura intatta al di sotto dei piani ai quali iniziarono a cedere le colonne?


Sì, in entrambe le torri del WTC vi era un carico gravitazionale più che sufficiente a causare il collasso dei piani situati al di sotto del livello d'inizio del collasso. La resistenza verticale dei collegamenti che reggevano un piano intatto al di sotto del livello di crollo era adeguata a sopportare il carico di 11 piani aggiuntivi se il carico fosse stato applicato gradualmente e di 6 piani aggiuntivi se il carico fosse stato applicato improvvisamente (come avvenne).

Poiché il numero di piani al di sopra del piano approssimativo d'inizio del crollo era superiore a sei in ciascuna torre del WTC (rispettivamente 12 e 29 piani), i piani al di sotto del livello di inizio del crollo non furono in grado di resistere al carico gravitazionale applicato improvvisamente dai piani superiori degli edifici. Ecco alcuni dettagli di questi dati:

Si consideri un piano tipico, situato direttamente al di sotto del livello di inizio del crollo, e si supponga prudenzialmente che il piano sia ancora sorretto su tutte le colonne (ossia che le colonne al di sotto del piano intatto non si siano inflesse o strappate a causa del cedimento delle colonne soprastanti). Si considerino inoltre i collegamenti delle sedi delle travature fra le travature primarie dei solai e le colonne delle pareti esterne o le colonne del nucleo centrale. Le resistenze dei singoli collegamenti variavano da 42.600 a 179.000 kg, con una capacità di carico verticale complessiva, per i collegamenti, su un piano tipico, pari a 13.154.000 kg (si faccia riferimento alla Sezione 5.2.4 del documento NIST NCSTAR 1-6C). L'area complessiva di un solaio, al di fuori del nucleo centrale, era pari a circa 2880 metri quadrati, e il carico medio su un solaio, in condizioni di servizio, l'11 settembre 2001, era 390 kg per metro quadrato.

Pertanto il carico verticale complessivo gravante su un solaio, al di fuori del nucleo centrale, è stimabile moltiplicando l'area del solaio (2880 mq) per il carico gravitazionale (390 kg/mq): si ottiene 1.133.981 kg (questa è una stima prudente, perché ignora il contributo di peso dei piani tecnici più pesanti alla sommità di ciascuna Torre del WTC).

Dividendo la capacità di carico verticale complessiva (13.154.000 kg) di un solaio per il carico verticale totale applicato ai collegamenti, (1.133.981 kg), si ha che il numero di piani che può essere retto da un piano intatto è calcolato pari a 12 o 11 in tutto.

Quest'analisi semplificata e prudente indica che i collegamenti dei piani avrebbero potuto reggere soltanto un massimo di circa 11 piani aggiuntivi, se il carico di questi piani fosse stato applicato in modo statico. Anche questo numero è (prudenzialmente) alto, perché il carico proveniente da sopra il piano che sta collassando viene applicato improvvisamente. Poiché il fattore di amplificazione dinamica per un carico applicato improvvisamente è 2, un piano intatto al di sotto del livello di inizio del crollo non avrebbe potuto sopportare più di sei piani.

Dato che il numero di piani al di sopra del livello di inizio collasso era maggiore di 6 per entrambe le torri (12 per il WTC1, 29 per il WTC2), nessuna delle due torri avrebbe potuto fermare l'avanzamento del collasso, una volta iniziato questo collasso. In realtà, il piano intatto più alto era all'incirca tre (WTC 2) o sei (WTC1) piani al di sotto del livello di inizio del collasso. Pertanto, il solaio intatto fu gravato in realtà improvvisamente da un carico proveniente da più dei 12 o 29 piani citati sopra.

2. I principi di base della conservazione della quantità di moto e della conservazione dell'energia sono stati rispettati nelle analisi svolte dal NIST in merito alla risposta strutturale delle torri all'impatto dell'aereo e agli incendi?


Sì. I principi di base della conservazione della quantità di moto e della conservazione dell'energia sono stati rispettati in queste analisi.

Nel caso delle analisi degli impatti degli aerei, che riguardavano un aereo in moto (velocità) e un edificio inizialmente stazionario, l'analisi ha tenuto conto della conservazione della quantità di moto e dell'energia (energia cinetica, energia di deformazione).

Dopo che ciascuna torre ebbe finito di oscillare a causa dell'impatto dell'aereo, il successivo deterioramento della struttura comportò soltanto velocità minime (sostanzialmente zero). Pertanto è risultata adeguata un'analisi statica della risposta strutturale e del crollo. Poiché le velocità erano zero, e poiché la quantità di moto e pari alla massa moltiplicata per la velocità, anche i termini di quantità di moto risultarono pari a zero e quindi furono eliminati dalle equazioni di gestione. Le analisi tennero conto della conservazione dell'energia.

3. Come spiega il NIST la mancanza di una cronologia per le torri del WTC?


Il NIST ha sviluppato e descritto cronologie dettagliate per vari aspetti del disastro del WTC, a partire dall'impatto degli aerei. Queste cronologie includono la progressione degli incendi attraverso gli edifici, la risposta della struttura ai danni e agli incendi, l'uscita degli occupanti dalle torri, e la risposta d'emergenza. Le cronologie furono sviluppate sulla base di ampie analisi dei reperti fotografici e video, analisi di modelli al computer, interviste a testimoni diretti, trasmissioni radio e altri dati che documentano gli eventi dell'11 settembre 2001.

Una cronologia generale per ciascuna delle torri è riportata nel documento NIST NCSTAR 1. Le cronologie dettagliate per gli aspetti specifici del disastro del WTC sono riportate nei documenti NIST NCSTAR 1-2, 1-5, 1-6, 1-7, and 1-8.

4. Perché non furono raccolti elementi fisici di prova subito dopo il crollo delle Torri del WTC?


Il crollo completo delle Torri del WTC ha distrutto praticamente tutti gli elementi fisici di prova, eccetto le parti in acciaio più grandi e alcuni dispositivi meccanici. Nei primi giorni e nelle prime settimane successive al disastro del WTC, è stata data priorità al soccorso e poi al recupero, e questo ha reso necessario rimuovere l'acciaio e intervenire sul sito del crollo.

La FEMA, che aveva avviato il proprio Building Performance Study [Studio sul comportamento dell'edificio] ai primi di ottobre 2001, inviò una squadra di esperti per esaminare l'acciaio al sito del WTC e presso i depositi di recupero. Questi esperti, che includevano un esperto del NIST, identificarono dei pezzi d'acciaio potenzialmente interessanti per un'eventuale indagine successiva.

A partire dal febbraio del 2002, il NIST, di propria iniziativa, iniziò a identificare ulteriori pezzi d'acciaio potenzialmente interessanti presso i depositi di recupero e iniziò a trasportarli presso il NIST per conservarli e mettere al sicuro gli elementi di prova in previsione del lancio della propria indagine, che avvenne nell'agosto del 2002.

Al NIST non fu conferita l'autorità legale di raccogliere e conservare elementi fisici di prova da un sito di un disastro/cedimento fino a quando entrò in vigore il National Construction Safety Team Act, nell'ottobre del 2002. Il documento NIST NCSTAR 1-3 documenta integralmente l'acciaio recuperato dal sito.

5. Come ha fatto il NIST a derivare le temperature nelle Torri del WTC, e quanto sono valide?


Utilizzando tutte le risultanze visive e fisiche disponibili, il NIST ha svolto delle simulazioni degli incendi in ciascuna delle torri, dal momento dell'impatto degli aerei fino ai collassi. Il modello computazionale utilizzato per simulare gli incendi è stato il Fire Dynamics Simulator. Questo modello è stato validato nel corso di numerosi esperimenti e ricostruzioni di incendi prima dell'Indagine sul World Trade Center.

Altri esperimenti su vasta scala svolti durante l'Indagine (NIST NCSTAR 1-5) hanno fornito ulteriori conferme della validità del risultato del modello. Questo risultato aveva la forma di mappe della temperatura dell'aria in ciascuno dei piani per tutta la durata degli incendi (presentate nel documento NIST NCSTAR 1-5F).

In una successiva serie di calcoli che usavano la Fire Structure Interface, le temperature in evoluzione dei componenti strutturali in acciaio e calcestruzzo delle torri furono calcolate esponendo questi componenti alle temperature dell'aria ottenute nelle mappe (come mostrato nel rapporto NIST NCSTAR 1-5G).

Entrambe le serie di calcoli si basano sulle leggi fondamentali della combustione, del trasferimento di calore e del flusso dell'aria. Questi metodi sono stati ampiamente documentati, sono stati sottoposti con successo alla verifica tecnica di esperti e sono stati pubblicati nelle riviste dei professionisti di settore.

6. Almeno una fonte del settore privato ha chiesto (1) se la struttura legale del Dipartimento per il Commercio ha ostacolato la capacità del NIST di ottenere informazioni e quindi ha impedito al NIST di scoprire i fatti; e (2) Perché il NIST non ha fatto uso della propria autorità di emettere mandati di comparizione?


No. La struttura legale del Dipartimento per il Commercio ha facilitato la capacità del NIST di ottenere informazioni preziose ed elementi di prova preziosi per l'indagine.

Il NIST è obbligato a conformarsi alle leggi riguardanti il trattamento di soggetti umani, al Paperwork Reduction Act [legge sulla semplificazione burocratica, N.d.T.], il diritto d'autore e le altre leggi applicabili. Il NIST è inoltre obbligato a conformarsi alle prescrizioni del National Construction Safety Team Act [legge sulla sicurezza nei cantieri, N.d.T.]. Pertanto, il personale del NIST seguì tutte le procedure prescritte nel chiedere di acquisire documenti pertinenti, intervistare gli occupanti dell'edificio e il personale di pronto soccorso, e nell'acquisire prove visive.

Il NIST ha dichiarato pubblicamente che benché nel crollo delle Torri del WTC siano andate perdute delle informazioni documentali, le informazioni ottenute da altre fonti sono risultate sufficienti a condurre l'indagine.

Conformemente al National Construction Safety Team Act, al NIST fu conferita l'autorità di emettere mandati di comparizione (subpoena). Il NIST ha rilevato che durante l'indagine è stato in grado di ottenere tutte le prove documentali e visive essenziali senza dover invocare l'autorità di emettere mandati. L'esistenza dell'autorità di emettere mandati di comparizione è stata utile al NIST nell'ottenere accesso ai dati.

7. Perché il NIST non ha svolto esperimenti su grande o piccola scala per valutare la riposta delle strutture delle Torri del WTC all'impatto degli aerei e agli incendi negli edifici?


Per studiare l'impatto di un aereo Boeing 767 vero e proprio su un edificio di 110 piani non era fattibile un esperimento in scala 1:1. Per consentire a un esperimento di catturare la risposta delle torri intese come sistema, sarebbe stato necessario costruire una struttura di prova che includesse le colonne del nucleo centrale, le colonne esterne, i solai e la travatura sommitale (hat truss).

Anche duplicare sperimentalmente la risposta dei solai vicino o al di sopra delle zone d'impatto avrebbe richiesto strutture di prova di circa 20 piani per il WTC1 e 30 piani per il WTC2.

Non esiste alcun impianto in grado di svolgere un esperimento del genere, con o senza incendi; e infatti tali esperimenti non vengono svolti nella prassi ingegneristica corrente.

Di conseguenza, il NIST si è affidato alla modellazione altamente fedele, basata sul metodo degli elementi finiti, dell'evento d'impatto degli aerei e dei successivi incendi. Le analisi sono state calibrate rispetto alla risposta strutturale osservata delle torri al momento dell'impatto (video, fotografie e reperti fisici) e all'evoluzione dei successivi incendi.

Il NIST non ha svolto prove in scala ridotta a livello di sistema perché non ci sono norme di riproduzione in scala generalmente accettate che valgano per la propagazione degli incendi, per l'evoluzione delle temperature e per la risposta strutturale.

Inoltre, all'epoca delle indagini negli Stati Uniti non esistevano laboratori di sperimentazione d'incendi in grado di applicare esposizioni al fuoco arbitrarie (diversamente dall'esposizione standard tempo-temperatura) e carichi arbitrari ai componenti strutturale.

Anche se fosse esistito un laboratorio del genere, ogni singolo test d'incendio strutturale su grande scala avrebbe valutato un solo insieme di condizioni, per esempio il sistema strutturale, l'esposizione al fuoco, la quantità di protezione antincendio, eccetera. Anche una piccola serie parametrica di questi esperimenti avrebbe avuto un costo proibitivo.

Il NIST ha svolto test d'incendio in scala 1:1 di postazioni di lavoro singole e multiple. Questi test erano di dimensioni sufficienti a catturare correttamente la fisica della combustione, e hanno definito delle cronologie di combustione, dei tassi di combustione delle masse, e delle velocità di rilascio di calore. I risultati sono stati utilizzati per validare i calcoli della dinamica degli incendi per quanto riguarda lo sviluppo e la diffusione degli incendi. Si veda il documento NIST NCSTAR 1-5E.

Il NIST ha inoltre svolto dei test d'incendio in scala 1:1 nei quali elementi strutturali isolati e privi d'isolamento sono stati esposti a incendi veri per validare gli approcci di modellazione del calore e degli incendi. Si veda il documento NIST NCSTAR 1-5B.


La seconda parte della traduzione è disponibile qui.

2007/12/21

La lista di esperti pro-complotto Patriots Question 9/11 perde un esponente di spicco. E credibilità

di Paolo Attivissimo. Si ringrazia ScrewLooseChange per la segnalazione.

Il sito Patriots Question 9/11 ricorre frequentemente nelle discussioni con i sostenitori delle teorie alternative perché ospita un elenco di persone autorevoli che sostengono queste teorie: militari, funzionari governativi, ingegneri ed architetti, piloti, sopravvissuti e familiari delle vittime, e anche "professionisti dello spettacolo e dei media".

Categoria, quest'ultima, piuttosto incongrua e poco pertinente: chiedereste, che so, a Claudio Bisio un parere professionale sulle modalità di indebolimento di un edificio in acciaio in caso d'incendio, o la plausibilità di un volo radente di 1,3 secondi? Appunto. Ma nell'ottica del fare numero a qualsiasi costo, per i complottisti anche il parere di un corridore (Mike Casner) o di un ex running back dell'NFL (Bill Enyart) fa brodo.

Ma lasciamo stare questo peccadillo: è molto più emblematica la presenza, fra gli esperti citati da Patriots Question 9/11 (per brevità PQ911), di persone che in realtà non sostengono affatto le teorie cospirazioniste e che sono state quindi arruolate a forza. Per esempio persone come Frank DeMartini, che come già notato era talmente complottista da essere morto nel crollo delle Torri Gemelle di cui era manager progettuale. PQ911 lo arruola qui.


Un recente articolo della rivista Time ci permette di depennare un altro nome importante dalla lista degli arruolati inconsapevoli: quello di Robert Baer, ex ufficiale superiore della CIA in Medio Oriente, consulente del film Syriana e articolista per il settore intelligence di Time. Baer è elencato qui da PQ911.


Ma l'articolo di Time dedicato da Robert Baer allo scandalo dei nastri cancellati di alcuni interrogatori a Guantanamo dimostra sin dal titolo che Baer non è affatto un complottista: la scelta di cancellare i nastri è criticata definendola "un regalo della CIA ai complottisti".


Baer rincara la dose in questo brano dell'articolo:

"...non posso fare a meno di chiedermi in quale dimensione spaziotemporale vive la CIA, se non è stata in grado di capire che i complottisti dell'11/9 sarebbero andati a nozze con questa cosa, soprattutto in un periodo in cui la fiducia nel governo sta sondando nuovi abissi.

Io stesso ho sentito le lusinghe dei complottisti, che credono che l'11 settembre sia stato un autoattentato, orchestrato in qualche maniera con successo dal governo statunitense. Sia messo agli atti che io non credo che il World Trade Center sia stato abbattuto dai nostri stessi esplosivi o che un razzo, anziché un aereo di linea, abbia colpito il Pentagono. Ho trascorso la mia carriera alla CIA cercando di organizzare complotti, non ero granché bravo a farlo, e di certo non sarei stato in grado di fare l'11 settembre. Né sarebbero stati in grado di farlo i veri professionisti con i quali ho avuto il piacere di lavorare."

Non resta che attendere che Patriots Question 9/11 depenni Robert Baer dalla sua lista. Nell'attesa, colgo l'occasione per segnalare la vera natura dell'elenco di PQ911, spiegata qui dal suo estensore, Alan Miller: PQ911 non è un'associazione alla quale si aderisce, non è un elenco di complottisti autorevoli, ma è semplicemente una compilation di dichiarazioni di persone che secondo Miller sostengono le teorie cospirazioniste.

E', per dirla con le parole di Miller, "una raccolta di affermazioni fatte da individui responsabili che mettono in dubbio il resoconto ufficiale dell'11/9" ("a collection of statements by responsible individuals who question the official account of 9/11").

E' meglio ricordarselo, e ricordarsi gli arruolamenti forzati di Frank DeMartini e Robert Baer, la prossima volta che qualcuno presenta Patriots Question 9/11 come se fosse un'associazione di esperti che sostengono le teorie alternative.

2007/12/19

WTC 7: il NIST rinvia il rapporto finale al 2008

di John - www.Crono911.org. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Dopo aver pubblicato una nuova serie di FAQ, che saranno oggetto di un nostro separato articolo, il NIST (l'ente che si occupa delle indagini tecniche sui collassi degli edifici del World Trade Center) ha rilasciato, il 18 dicembre corrente, due documenti che fanno il punto sull'attività di analisi delle cause che hanno determinato il cedimento strutturale del WTC 7.

Questo edificio collassò nel pomeriggio dell'11 settembre 2001, dopo aver subito ingenti danni in conseguenza del crollo delle Twin Towers cui si aggiunsero violenti incendi incontrollati.

Il primo di questi documenti è titolato "WTC 7 Technical Approach and Status Summary", si compone di 9 slide che illustrano gli obiettivi dell'indagine, gli aspetti sui quali essa si è concentrata, gli studi completati e quelli in corso.

Il secondo documento, dal titolo "WTC Investigation Overview" si compone di sole 4 slide l'ultima delle quali presenta un prospetto sui tempi previsti per arrivare al rapporto definitivo.

Entrambi sono stati presentati in teleconferenza pubblica.

L'indagine sul collasso del WTC 7 si è rivelata, con tutta evidenza, più ostica di quanto il NIST avesse preventivato, giacché la pubblicazione del rapporto finale è adesso prevista per il mese di agosto del 2008.

In effetti il caso del WTC 7 è significativamente diverso rispetto alle Twin Towers.

Per le Twin Towers si partiva da elementi certi e ben documentati (direzione, velocità e peso dei due aerei che le hanno colpite) e si disponeva di un'infinità di materiale video che riprendeva gli impatti, i danni, gli incendi ed i collassi da tutte le angolazioni.

Il WTC 7 è stato colpito, invece, dalle macerie della North Tower, sulla quale erano puntate tutte le telecamere presenti. La polvere sollevatasi in seguito ai collassi delle Twin Towers ed il fumo degli incendi hanno coperto proprio la facciata colpita dalle macerie. La valutazione dei danni subiti dal WTC 7 pone quindi problemi del tutto differenti.

In questi nuovi documenti il NIST anticipa che l'evento scatenante del collasso è stato il cedimento di una colonna critica, al di sotto del 13° piano dell'edificio, che si è esteso nella struttura prima in senso verticale e poi in senso orizzontale, determinando il collasso finale.

Il NIST spiega che l'ipotesi su cui ha lavorato è quella che il cedimento critico iniziale sia stato determinato dagli incendi che hanno interessato l'edificio, escludendo che in questa fase abbia avuto incidenza il combustibile liquido presente nelle condutture o nei serbatoi di riserva alloggiati nel grattacielo.

Anche in questo documento il NIST sottolinea che non è stato trovato alcun elemento che supporti teorie di esplosioni o di demolizioni controllate.

Le slide elencano gli studi già completati e quelli in corso. Questi ultimi sono relativi all'individuazione del punto preciso in cui è avvenuto il cedimento critico e alla realizzazione di un modello che ricostruisca la sequenza del collasso.

In attesa del rapporto definitivo del NIST, ricordiamo che il collasso del WTC 7 è già stato oggetto di un'analisi della FEMA e di uno studio di Arthur Scheuerman, esperto dei Vigili del Fuoco di New York.

2007/12/18

Recensione: "9-11 Ripple Effect", le menzogne iniziano prima del film

di Hammer

È uscito nel luglio del 2007 il secondo film di Dave vonKleist sugli attentati dell'11 settembre. Questo nuovo lavoro dell'autore di "In Plane Site" (della sua prima opera trovate qui una recensione di Paolo Attivissimo) si intitola "9-11 Ripple Effect" e, stando al banner che troneggia sul sito dedicato al film stesso, si tratterebbe del documentario più completo che si sia mai visto sui tragici fatti di quella giornata.

Peccato che si tratti invece solo dell'ennesima accozzaglia di teorie strampalate trite e ritrite (e già confutate) a cui i video complottisti ci hanno oramai abituato. Non si tratta certo del più completo, come vedremo, a meno di voler attribuire questo primato a qualunque video complottista. L'autore inizia a mentire prima che il film inizi: niente male.

Quanto ai contenuti il film è veramente di una povertà disarmante. Come in ogni video complottista, si parla di tagli a 45° sulle colonne, buco al Pentagono troppo piccolo, racconti di William Rodriguez sulle esplosioni antecedenti gli impatti, "pull it" e mille altre di queste storielle: tutte già studiate e sbufalate.

Ma non solo "9-11 Ripple Effect" non propone nulla di nuovo: fortunatamente ci fa il favore di omettere alcune delle scempiaggini più diffuse, come le telefonate impossibili dai 4 voli o le batterie antiaeree del Pentagono (forse gli autori non avevano a disposizione un cartone animato come quello del video "Zero").

Signor VonKleist, ma non era il documentario più completo in circolazione?

La teoria alla quale "9-11 Ripple Effect" dedica la maggiore attenzione è comunque quella del pod appeso sotto l'aereo che colpì la Torre Sud, già ampiamente smentita dagli articoli di Paolo Attivissimo sull'argomento (primo, secondo e terzo).

Ma questa volta VonKleist fa anche di peggio. Nel video compare il tenente colonnello John Marks, che mostra e descrive un vero pod militare; Marks si sofferma a descrivere il funzionamento dei razzi al fosforo utilizzati per il "forward air control", ossia l'indirizzamento di altri aerei verso un bersaglio a terra rendendolo visibile grazie al fosforo, dicendo quanto segue:

We shoot white phosphorus rockets that contain a phosphorus spotting charge, a very brilliant white cloud of smoke comes up when the rocket hits.


La traduzione in italiano è la seguente:

Spariamo missili al fosforo bianco che contengono una carica illuminante al fosforo, quando il missile colpisce si alza una nuvola di fumo bianco molto brillante.


Mentre Marks parla di "white cloud of smoke" vengono proposte le immagini del motore del volo 175 che esce dalla Torre Sud a seguito dell'impatto, come se si volesse suggerire allo spettatore che l'oggetto in volo sia il razzo sparato dal pod. Marks ovviamente non fa riferimento a tali immagini, in quanto esse sono state sovrapposte in seguito alla sua voce.

Viene da chiedersi se VonKleist veda una nuvola bianca in quelle immagini o se creda che un ipotetico razzo che centri una torre ne esca integro dal lato opposto, o piuttosto se non dovrebbe esplodere all'interno. Comunque sia, purtroppo per gli autori di "9-11 Ripple Effect", ciò che esce dalla torre è proprio un motore: quello atterrato in Murray Street, di cui ci sono varie foto, come per esempio, la seguente.


engine1


Rimaniamo in attesa che VonKleist ci mostri una foto che ritragga razzi o parti di razzo tra le strade di Manhattan. In questo video non lo fa: chissà perché.

Più avanti nel filmato, VonKleist racconta di una sua partecipazione ad una trasmissione della CNN in cui il conduttore lo ha dileggiato, accomunandolo a chi crede che nell'Area 51 si nasconda qualche forma di vita extraterrestre. Il commento di VonKleist è che chi scredita le teorie cospirative insulta le famiglie di chi l'11 settembre 2001 ha perso i propri cari.

Ci vuole una gran sfacciataggine a dire una cosa simile, dopo che si è sostenuto che il volo 175 non si sia schiantato contro il World Trade Center in quanto sostituito da un velivolo militare, che il volo 77 non abbia colpito il Pentagono e che a Shanksville non sia precipitato il volo 93.

Se secondo VonKleist i passeggeri di quei tre voli sono ancora vivi, immaginiamo che creda anche che restino nascosti da qualche parte, per evitare che venga svelato il più grande complotto della storia.

È chi nega che quegli uomini e quelle donne siano mai morti, confondendo le vittime con prezzolati complici, che manca di rispetto alle famiglie di chi è morto l'11 settembre.

Le teorie presentate da "9-11 Ripple Effect", insomma, non presentano nessuna novità rispetto alla miriade di documentari complottisti già realizzati e allo stesso "In Plane Site" degli stessi autori. Ci chiediamo, quindi, quale utilità abbia e perché qualcuno abbia sentito la necessità di realizzare un prodotto che attinge a piene mani da altri già presenti sul mercato, tra cui proprio "In Plane Site".

La risposta è forse che avere più DVD da vendere è più redditizio che venderne uno solo. E offre la possibilità di vendite combinate con svariate offerte: probabilmente VonKleist vuole fare concorrenza a Blockbuster.


dvd

2007/12/14

Zero ricorre alle catene di Sant'Antonio, preannuncia esperti

di Paolo Attivissimo

La campagna mediatica di Giulietto Chiesa e del suo video Zero adotta una nuova tecnica: visto il travolgente insuccesso di pubblico (Zero non esce in DVD, non esce al cinema) e il disinteresse di quello che veniva annunciato come un immenso movimento popolare per la verità sull'11/9 (il calendario delle proiezioni nei locali pubblici langue a quota due), arriva Zero: La Catena di Sant'Antonio.

Sta infatti circolando un appello via e-mail, corredato del più classico "!!! FATE GIRARE !!!" con sei dico sei punti esclamativi, che chiede ai destinatari di "firmare" un appello per "portare avanti una ricerca collettiva, il cui obiettivo sarà di produrre una serie di iniziative informative multimediali, capaci di raggiungere in primo luogo il pubblico specialistico e i giornalisti".



Intento in sé lodevole. Ma per raggiungere quest'obiettivo con successo occorre basarlo su una ricerca solida e rigorosa. E finora Zero ci ha presentato molti cartoni animati e molte teste parlanti, ma ben poca ricerca.

L'appello è interessante, in questo senso, perché annuncia l'arrivo degli esperti: "abbiamo coinvolto e coinvolgeremo un gran numero di specialisti di provata competenza nei diversi campi dell'indagine. Essi daranno le garanzie sufficienti per evitare rischi di manipolazione e di interpretazione malevola e partigiana del lavoro che stiamo compiendo."

Era ora. Perché finora, dopo anni di lavoro e cinquecentomila euro di colletta, Zero ci ha presentato i seguenti "specialisti di provata competenza" a sostegno delle ipotesi cospirazioniste (ve ne sono altri, ma non dicono nulla di complottisticamente significativo):
  • un ex militare che crede agli UFO (Albert Stubblebine)
  • una signora che comunica con l'aldilà via computer (Barbara Honegger)
  • un attore e autore premio Nobel, ma per la letteratura (Dario Fo)
  • un professore di fisica che spaccia un blocco di cemento per "metallo fuso" e crede di avere le prove di un tour di Gesù negli USA dopo la Resurrezione (Steven Jones)
  • un consulente per la potabilizzazione dell'acqua che parla di test antincendio e metallurgia (Kevin Ryan)
  • un fisico dell'INFN, che però parla di ingegneria strutturale (Paolo Marini)
  • un teologo (David Ray Griffin)
  • un ex pilota di piccoli aerei, ora autore di libri mistici e ospite di programmi TV sui fenomeni extraterrestri (Nela Sagadevan)
  • un ex pilota di intercettori USA che è indeciso se gli alieni hanno o non hanno fornito tecnologia al Pentagono (Robert Bowman)
  • una ex spogliarellista (Amanda Keller)
  • un ex collaboratore ripudiato di Bertrand Russell, autore del libro "The Hidden History of Zionism" ("La storia nascosta del sionismo") e sostenitore della teoria che l'uragano Katrina è stato fabbricato per "ridurre la concentrazione dei centri abitati" (Ralph Schoenman)
  • un ricercatore di storia medievale (Marina Montesano)
  • una persona che sostiene che l'attacco statunitense alla Serbia nel 1999 fu ordinato da Al Gore (non da Clinton) per far colpo sul Principe Carlo (Webster Tarpley)
  • un ex prestigiatore e custode del WTC (William Rodriguez)
  • un ex agente dell'MI5 che dichiara di essere il Messia (David Shayler)
Chiediamo quindi cortesemente a Giulietto Chiesa di indicarci quali sono i suoi nuovi esperti, con l'augurio che – stavolta – siano finalmente ingegneri strutturisti, tecnici del controllo del traffico aereo, analisti di dati di volo, chimici, medici legali esperti in analisi del DNA, consulenti in demolizione tramite esplosivi e altre materie attinenti alla tematica dell'11/9.

La ricostruzione comunemente accettata ha dalla sua una pletora di questi addetti ai lavori, con risultati, analisi e dati riportati e accettati dalle migliori pubblicazioni tecniche di settore. Se Zero davvero vuole "raggiungere in primo luogo il pubblico specialistico e i giornalisti", sarà opportuno che trovi esperti un po' più autorevoli di quelli presentati finora, anche se il pubblico specialistico e i giornalisti potranno forse apprezzare un ex prestigiatore e una ex spogliarellista.

2007/12/10

Loose Change sbufala i Pentagonisti

di Paolo Attivissimo

Ecco una sequenza di immagini, tratte dal DVD Loose Change Final Cut, che ricostruiscono con una pregevolissima animazione digitale l'impatto del Volo 77 al Pentagono e mostrano i rottami dell'aereo.

Va ricordato, giusto per scrupolo, che Loose Change Final Cut è un film complottista. Sarà interessante vedere come gli altri film complottisti, nostrani ed esteri, che asseriscono l'inesistenza del Volo 77 al Pentagono reagiranno a questa presentazione fatta dai loro colleghi ideologici. Sul piano della qualità tecnica, comunque, sono ampiamente surclassati senza alcun dubbio.

La traiettoria mostrata è quella corretta ed è rappresentata in tre dimensioni.

I fotogrammi statici non rendono giustizia all'elevatissima efficacia dinamica dell'animazione, completa di motion blur (effetto "mosso") e camera shake (vibrazione della telecamera) sintetizzati. Si può contestare, forse, l'elevazione insufficiente del ponte, che in realtà è elevato rispetto al livello del suolo. In questo senso, la ricostruzione digitale fatta da Pier Paolo Murru era più precisa.

L'aereo colpisce un lampione. Si avvicina il taxi di Lloyd England.

Un'altra angolazione subito dopo l'impatto del Volo 77 con un lampione.

L'aereo sta per abbattere un altro lampione.

L'aereo completa il proprio brevissimo volo radente impattando con il motore contro un generatore diesel.

L'impatto con il generatore ne trancia lo spigolo superiore.

La penetrazione del velivolo è quasi completa.

Le fiamme, l'ombra del fumo, il bagliore dell'incendio sono ricostruiti con notevole realismo. L'aspetto del Pentagono è piuttosto schematico (le finestre sono molto più piccole e non arrivano al tetto; manca la recinzione e il resto dei veicoli da cantiere), ma nel complesso si tratta di uno sforzo di chiarimento grafico davvero ammirevole. Sicuramente molto più chiaro di qualsiasi cartone animato.


I danni circostanti


Ecco altri fotogrammi, sempre tratti da Loose Change Final Cut, che mostrano alcuni dei danni prodotti dal passaggio del Boeing 757. "Light pole" significa "lampione".






Il palo di supporto della telecamera di sorveglianza stradale del Virginia Department of Transportation ha perso un piolo laterale ed ha un'ammaccatura.

La parte superiore della chioma di un albero è mozzata con una sagoma semicircolare. L'albero è ad almeno 20 metri dal palo ammaccato. Come potrebbe un missile o un aereo di piccole dimensioni lasciare due segni così distanti?

Il generatore colpito ha una tacca sull'angolo superiore.

La recinzione ha una porzione semicircolare mancante.

I rottami dell'aereo


Loose Change Final Cut mostra anche, senza alcuna esitazione, i rottami del Volo 77: quei rottami che tanti altri video complottisti, in questi anni, hanno ostinatamente negato.











Allora, signori complottisti: volete mettervi contro i vostri colleghi Dylan Avery, Jason Bermas, David Ray Griffin (consulente del video) e Alex Jones (produttore del video)?