2007/08/18

Molten metal - testimonianze

di mother


Vi sono varie testimonianze riguardo al molten metal.

La meno recente è riportata da Bollyn (il post l'aveva già indicata, l'articolo verteva su Palisades, e poichè il testo di Bollyn accennava a più questioni sconnesse fra loro, si era scelto comunque di citarla)
Tully told AFP that he had seen pools of “literally molten steel” in the rubble.
Loizeaux confirmed this: “Yes, hot spots of molten steel in the basements,” he said, “at the bottom of the elevator shafts of the main towers, down seven levels.”
Secondo l'intervista di Bollyn a Loizeaux, tracce di hot spot (punti caldi) di acciaio fuso erano nel basamento del vano ascensori nei sottolivelli del WTC.

Inoltre vi era questo testo
...
Here is what he wrote to me today at 10:38 PST:
Mr. Bryan:
I didn't personally see molten steel at the World Trade Center site. It was reported to me by contractors we had been working with. Molten steel was encountered primarily during excavation of debris around the South Tower when large hydraulic excavators were digging trenches 2 to 4 meters deep into the compacted/burning debris pile. There are both video tape and still photos of the molten steel being "dipped" out by the buckets of excavators. I'm not sure where you can get a copy.
Sorry I cannot provide personal confirmation.
Regards,
Mark Loizeaux, President
...
indicato come commento in questa discussione e presumibilmente indicato come un intervento diretto.

Per quanto sia difficile dimostrare che il commento sia autentico, l'intervendo di Loizeaux in un sito internet può essere dovuto all'azione pressante nei suoi confronti perpetrata dai dietrologi americani proprio via internet.
Anche Mark Loizeaux è stato oggetto di accuse: data l’importanza della
sua società nel campo delle demolizioni, molti cospirazionisti ritengono che
possa essere stata l’artefice materiale della demolizione con esplosivi da loro
teorizzata. Loizeaux racconta di aver ricevuto minacce di morte e dozzine di email,
dirette a lui e alla sua famiglia, che li accusano di essere assassini. “È doloroso
non solo per noi” dice. “È doloroso anche per chi ha perso i propri cari. È doloroso
per gli americani feriti, sensibili e di buon senso. E siamo stati feriti tutti quel giorno.”

da 11 settembre I miti da smontare editore terredimezzo

In seguito si diffuse nel mondo dietrologico il video di Luigi Cazzaniga (vi è anche il video della WABCTV e la foto di Louis Lazano)


Questo video, in parte discusso in questo post, mostra vari materiali incandescenti fuoriuscire da un punto della facciata del WTC2 (è il seme della discordia in Scholars for 911 Truth).

Il video del molten metal che fuoriesce dal WTC2 si lega bene con la testimonianza di metallo/acciaio fuso nel vano ascensori, vista la possibilità che il materiale sia caduto in entrambe le direzioni.


Tuttavia, se riprendiamo la testimonianza di William Rodriguez (link):
Nella torre 1 ho trovato una persona che lavorava in una squadra di salvataggio, che mi ha detto: «Sento delle grida, sento gridare». C'era acqua ovunque perché si era attivato immediatamente il sistema degli sprinkler antincendio, tutto era inondato. A quel punto ho preso uno degli ascensori, nella torre ce n'erano 150 di ascensori, e mi sono avvicinato alle due persone che gridavano tra il B2 e il B3. Erano disperate, nell'ascensore non c'era più luce né energia elettrica, urlavano che stavano per annegare, io non riuscivo a capire, ma come? Era perché l'acqua scendeva da tutti i piani e si accumulava in quelli più bassi, entrava nel pozzo dell'ascensore con una tale forza che quelli bloccati dentro rischiavano di annegare. Ho detto: «Dio aiutami!». Non ero un credente: «Dios mio por favor aiudame! Mi sono guardato attorno e ho trovato un pezzo di metallo, un rottame, ho iniziato a dare colpi sulla porta per cercare di rompere il meccanismo e la porta si è aperta. Ma c'era il vuoto perché, in realtà, la cabina era molto più in basso. Ho cominciato a pregare Dio nella mia lingua.
...
Era uno sbarramento di polizia che aveva isolato l'area per sicurezza, guardando mi attorno ho visto i corpi di tutti quelli che si erano buttati dall'edificio. Ho anche riconosciuto il cadavere della signora dei 33° piano che avevo chiesto di accompagnare giù, il suo corpo era stato tagliato a metà come da una gigantesca ghigliottina, perché mentre usciva una lastra di vetro le era caduta addosso precipitando dall'alto straziandola in quel modo in una frazione di secondo. Ad un certo punto ho sentito tutti che mi urlavano: «Corri, corri, correte». Ho sentito come un terremoto e l'unica cosa che ho percepito è stato un autocarro dei vigili dei fuoco di fronte a me, ho pensato che sarei rimasto ucciso e mi sono ritrovato sotto questo automezzo con tutto che crollava attorno.
Il metallo fuso nei video fuoriesce dal WTC2. Bollyn non accenna a quale vano ascensori si riferisse (WTC1 o WTC2). Rodriguez salì nel WTC1 dopo aver salvato delle persone da un ascensore bloccato nel vano interrato del complesso. Tuttavia sarebbe ancor più curioso che le condizioni di complotto valse per un edificio non vi siano anche nell'altro. Metallo fuso, come da testimonianza derivata dall'intervista di Bollyn, ed acqua nel vano degli ascensori, come raccontato da William Rodriguez, non legano molto bene. Altrettando curioso è che William Rodriguez, uscito dalla Hall alla base dell'edificio, osservandosi attorno, non sia stato investito od abbia visto le tonnellate di termite che Steven Jones ipotizza per demolire le strutture. Anzi, parla di cadaveri (poco resistenti alle alte temperature) e vetri precipitati dall'alto.


Vi è un video in cui un pompiere parla di "red hot" (punti rossi e caldi) sulle macerie di Ground Zero, anche dopo settimane dal crollo.
In parte stupito per la presenza di tali zone sulle macerie a distanza di settimane, dice che risulta pericoloso bonificarli perchè gettando acqua sul posto si levano grosse nubi di vapore.
Va fatto notare che la versione completa del video non è disponibile e, come si vede nell'immagine, la gru smuove materiale non coeso (cenere, residui, polvere) senza che vi sia la presenza di pezzi di acciaio incandescenti.



In quest'altro video tradotto da Luogocomune si discute di molten metal

Pompieri, lavoratori alle dipendenze di Mark Loizeaux, ... non si sa chi siano poichè i possessori del video hanno diffuso solo il troncone che faceva loro comodo (tattica spesso usata dalle interviste giornalistiche al Pentagono di Jamie McIntyre, fino ai recenti tagli del video della Zembla con l'intervista a Danny Jowenko).
Tuttavia, si stima il punto indicato dagli stessi intervistati nel video.


Trattato qui.


Vi è la foto di Frank Silecchia (lo stesso che trovò la famosa croce del WTC, altro link)


Il sito di riferimento http://www.wtcgodshouse.com/ ha la registrazione scaduta da svariati anni.
È lo stesso tipo di pace rassicurante che Frank Silecchia sperimentò il 13 settembre 2001, mentre si avventurava con alcuni vigili del fuoco dentro le rovine del World Trade Center. Quel giorno speravano ancora di trovare sopravvissuti, ma dopo alcune ore di lavoro avevano individuato soltanto tre cadaveri, portati in superficie a fatica dentro grandi sacche di plastica. Frank era stremato e sconvolto per tanta distruzione: «Non so come sia l’inferno, io lo immagino come un posto così», ha raccontato una delle prime volte in cui ha incontrato persone del movimento a New York. Cercando un luogo dove tirare il fiato, Silecchia si avventurò in un gigantesco atrio che un tempo era l’edificio 6 del Wtc e qui, illuminata dalla sua torcia, in un silenzio assoluto, vide la croce, piantata in verticale in mezzo alle macerie: «Dietro - ha raccontato - c’erano altre due croci d’acciaio più piccole. link
Analizzando la foto di Silecchia, vediamo che le pinze della gru intorno prendono del metallo ad alta temperatura e del metallo solidificato.
Non si può stimare di preciso che metallo sia dalla sola foto.

Vi sono tre possibilità: acciaio incandescente con sopra alluminio ed altri metalli parzialmente fusi, un blocco di altri metalli semifusi od un pezzo di acciaio integrale.

Altro materiale rimane a terra in una nube di vapore da cui spicca una barra incandescente.
In primo luogo si può ricondurre quest'immagine a quei punti caldi descritti da un pompiere in un precedente video anche se non vi è una piena consequenzialità fra le due.
Il metallo, preso e sollevato in questa foto, non è fuso visto che lo si stringe e rimane compatto.
Risulta difficile credere che sia stato sciolto per una semplice questione legata al raffreddamento.

Se per esempio fosse acciaio oltre la temperatura di fusione, non avrebbe incontrato molta resistenza a colare verso le profondità di Ground Zero poichè, per essere fermato, avrebbe dovuto trovare un materiale capace di rimanere consistente ai circa 1500°C di temperatura di fusione dell'acciaio.
Inoltre il mezzo meccanico, di certo non dotato di cucchiaio raccogli-liquido, si sarebbe saldato ad un eventuale acciaio fuso.

Tanto più che la barra, che si vede emergere dai detriti, ha spessore piuttosto esiguo e, a maggior ragione, avrebbe dovuto perdere la sua consistenza.
Il fatto che tale barra appaia piegata, ma ancora in forma di tondello, lascia presumere che la temperatura di fusione non sia mai stata raggiunta (temperature fra i 700-800°C fino ai 1500°C, campo austenitico in cui vi è una scarsissima resistenza dell'acciaio e uno stato semisolido viscoso).
Viene quindi a cadere la possibilità che la foto di Silecchia indichi un blocco di acciaio fuso.

Risulta forse difficile o quasi impossibile distinguere fra le altre due ipotesi proposte in modo certo, senza delle analisi chimiche sul composto rappresentato, tuttavia vi sono molte considerazioni da fare.
In effetti l'immagine di Silecchia mostra delle parti gocciolare dai pezzi incandescenti.

Tale effetto può essere creato da qualche metallo fuso sulla superficie di un altro metallo come l'acciaio, caratterizzato da temperatura di fusione superiore rispetto ai primi.
In tal caso, molto interessante è questo pdf di Greening, che documenta quanto alluminio fosse presente a Ground Zero a causa della distruzione degli edifici.

Tuttavia vi è un'altra spiegazione, descritta in questo post.

Oltre quanto descritto nel rapporto FEMA, molto prima che cominciassero gli accenni dietrologici al molten metal, possiamo vedere che anche nel rapporto della commissione 9/11 furono ascoltate, senza remore, testimonianze su tale argomento.
testimonianza dell'1/4/2003 di Kenneth Holden alla National Commission on Terrorist Attacks upon USA:

"Quick, but safe decisions regarding where to put the cranes had to be made, inspection of the slurry wall and water in the basement were conducted, while numerous fires were still burning and smoldering. Underground, it was still so hot that molten metal dripped down the sides of the wall from Building 6. Cars both burned and pristine, were suspended in the air balanced on cracked parking garage slabs." link

["Era necessario prendere delle decisioni rapide ma sicure su dove collocare le gru, e furono svolte ispezioni del vascone di contenimento e della presenza d'acqua nei piani sotterranei, mentre bruciavano e covavano ancora numerosi incendi. Sottoterra, il calore era ancora così elevato che dai lati del muro dell'Edificio 6 sgocciolava metallo fuso. C'erano auto, sia incendiate sia intatte, sospese in aria, in equilibrio sui solai incrinati dei garage"]).

Il pdf della societ Liro, una delle quattro società che intervenirono per i lavori di ricerca e bonifica di Ground Zero, si inserisce nella questione a metà fra la foto di Silecchia ed il video in cui si parla di punti caldi fra le macerie.

Red Hot Debris. The removal of debris from the collapsed areas requires the safe lifting and maneuvering of very heavy steel beams, often twisted and tangled from the force of the collapse. Some beams pulled from the wreckage are still red hot more than 7 weeks after the attack, and it is suspected that temperatures beneath the debris pile are well in excess of 1,000°F. One group of beams fell end-first, embedding themselves deeply into the subway system below. The removal of these beams – one of which struck an electrical equipment room – is a delicate operation requiring close coordination with New York City Transit . Although the 1/9 station below the Trade Center is heavily damaged, 1,200ft. are intact. LiRo is working with New York City Transit to shore up the station so that there will be no further damage. Key among LiRo’s on-site engineering staff are structural engineers Dick Posthauer and Chuck Guardia, Jr., and civil engineer Mike Marsico, formerly with the Port Authority. Frank Franco, an architect with LiRo’s construction management group, serves as LiRo’s project manager, with Joe Pinto, a CPA, as financial manager.
Il Pdf descrive la difficoltà del bonificare l'area con macerie calde e afferma che, dopo 7 settimane, si sospetta che le temperature fossero ancora superiori ai 1000°F (555°C).
Vi è poi un gruppo di colonne, evidentemente non fuse, che crollando si sono fortemente conficcate nelle subway, arrivando a lesionare il ramo della metropolitana che passava sotto il complesso (link).

Vale la pena citare anche questo articolo di Brent Blanchard, in cui viene data risposta a varie tesi dietrologiche (molten metal, esplosioni controllate, ecc...).
La Protec, una società che lavora nel campo delle demolizioni controllate, ha avuto accesso al materiale prodotto dalle società che bonificarono Ground Zero (Protec, Tully Construction, D.H.Griffin Wrecking, Mazzocchi Wrecking, Yannuzzi Demolition, Gateway Demolition e Manafort Brothers).
"An explosive other than conventional dynamite or RDX was used...a non-detonating compound such as thermite (aka thermate), which gets very hot upon initiation and can basically 'melt' steel. This can be proven by photographs of molten steel taken at Ground Zero, the temperature and duration of underground fires, and comments made by rescue workers."
PROTEC COMMENT: We have come across no evidence to support this claim.
This claim is actually a loose connection of unrelated individual assertions, therefore we must address them as such.
1. The vast majority of comments made by rescue workers, city officials or various others not involved in the actual demolition process at Ground Zero regarding the heat of underground fires or "molten anything" (steel, aluminum, tin, composites, etc.) are conjecture and have no practical value in determining what types of materials were actually burning and at what temperature. Most were simply never in a position to know, and those that were have acknowledged that they don't know for sure.
2. Photographs that we have examined purporting to show demolition equipment extracting "molten steel" from the debris at Ground Zero are inconclusive at best, and most are inaccurate as described. Extracting various hot metallic compounds or debris is one thing, but "molten steel beams" is quite another. As a fundamental point, if an excavator or grapple ever dug into a pile of molten steel heated to excess of 2000 degrees Fahrenheit it would completely lose its ability to function. At a minimum the hydraulics would immediately fail and its moving parts would bond together or seize up. The heat would then quickly transfer through the steel components of the excavator and there would be concern for its operator. The photos we have reviewed on various websites do not show any of this, and if anything, indicate that the underground fires -while very hot - were not hot enough to melt steel.
3. In an effort to further research this assertion, we spoke directly with equipment operators and site foremen who personally extracted beams and debris from Ground Zero (several of whom have requested anonymity to prevent harassment). These men worked for independent companies in separate quadrants of the site, and many were chosen due to their extensive experience with debris removal following explosive demolition events. To a man, they do not recall encountering molten structural steel beams, nor do they recall seeing any evidence of pre-cutting or explosive severance of beams at any point during debris removal activities.
4. The assertion that thermite played a role in the towers' collapse has been put forth by Steven Jones, a Professor at Brigham Young University. This author spoke with Professor Jones at length in February 2006, and we have corresponded via email a few times since. As he has explained it, metallurgic tests were conducted on two sections of steel beams that were saved for 9/11 memorials in the New York area. These beams apparently tested positive for "trace amounts of thermite", which led Jones to conclude that thermite was used on 9/11 by unknown parties to compromise support beams in WTC 1, 2 and 7. Professor Jones acknowledges that his investigation is still in the research phase and that questions regarding the viability of his theory remain unanswered. For example, it is unknown how thermite's destructive process could have been applied and initiated simultaneously on so many beams - in several buildings -undetected and/or under such extreme conditions. It is also unusual that no demolition personnel at any level noticed telltale signs of thermite's degenerative "fingerprint" on any beams during the eight months of debris removal. And a verifiable chain of possession needs to be established for the tested beams. Could they have been cut away from the debris pile with acetylene torches, shears, or other potentially contaminated equipment while on site? Could they have been exposed to trace amounts of thermite or other compounds while being handled, or in storage, or during the transfer processes from Ground Zero to the memorial sites? We do not know the answers, but these and many related questions should be addressed if this assertion continues to be pursued.

Vi sono poi alcune immagini degli oggetti recuperati da Ground Zero o dal Pentagono.

This fused clump of presentation coins and a fire-scarred medallion were recovered from the damaged offices of the Pentagon link


This mass of fused coins was recovered from the debris of the World Trade Center link

This burned paper currency and tin of melted coins were recovered from the damaged offices in the Pentagon. link


Nella migliore risoluzione trovata, una serie di pistole e fucili bruciati delle parti non in acciaio o con caricatori esplosi per il calore.


Riguardo alle melted car, così care soprattutto a Judy Wood, che le usa per descrivere la presenza di mini-nukes, bombe atomiche o fantomatiche armi a raggi, si può vedere questo post.
Incuriosisce l'uso del termine melted o toasted anche per le auto bruciate da incendi ben documentati da altrettante foto.
Per quanto parti metalliche vengano meno a seguito degli incendi, definire le auto come fuse o squagliate è un uso esagerato del termine.


Dal link
“The [NYFD] people who called us had been killed,” Atlas considered as she surveyed the tons and acres of wreckage. “Nobody’s going to be alive.” Fires burned and molten steel flowed in the pile of ruins still settling beneath her feet. She wore a respirator to filter out the smoke, dust, and fumes, but Anna worked without a mask to sniff out places where the broken dead lay. Anna is a live-find dog, but she developed a “truly intent stare” that Atlas came to recognize as her response to catching the scent of a corpse. Mostly they found parts. link
L'accenno dell'acciaio fuso è solo questa breve parte del racconto che accenna agli incendi ed all'acciaio che cola nei detriti.
"Fires are still actively burning and the smoke is very intense," reports Alison Geyh, PhD. "In some pockets now being uncovered, they are finding molten steel." link
Molten steel o molten metal....in delle sacche era presente molten steel alla temperatura di 1500°C.
Si può notare come questa piccola e breve frase ricordi i red hot debris prima descritti.
I talked to many contractors and they said they actually saw molten metal trapped, beams had just totally had been melted because of the heat. So this was the kind of heat that was going on when those airplanes hit the upper floors. It was just demolishing heat.
Una carrellata di stralci di interviste o racconti personali in cui si accenna a molten steel può essere trovata a questo link.

Questo articolo del 2002 conferma le affermazioni del rapporto FEMA riguardo la possibile presenza di composti di ferro e zolfo fusi per il basso punto di fusione:
There is no indication that any of the fires in the World Trade Center buildings were hot enough to melt the steel framework. Jonathan Barnett, professor of fire protection engineering, has repeatedly reminded the public that steel--which has a melting point of 2,800 degrees Fahrenheit--may weaken and bend, but does not melt during an ordinary office fire. Yet metallurgical studies on WTC steel brought back to WPI reveal that a novel phenomenon--called a eutectic reaction--occurred at the surface, causing intergranular melting capable of turning a solid steel girder into Swiss cheese.
Materials science professors Ronald R. Biederman and Richard D. Sisson Jr. confirmed the presence of eutectic formations by examining steel samples under optical and scanning electron microscopes.
...link

Dal blog di Henry possiamo trarre ulteriori considerazioni sulle dinamiche presenti in Ground Zero, grazie anche ad un esempio pratico avvenuto in Europa:

All'interno dei parcheggi sotterranei erano presenti centinaia di autoveicoli, che da soli avevano il potenziale per sviluppare ed alimentare incendi colossali (serbatoi di benzina e olii combustibili, lubrificanti e materiali plastici derivati dal petrolio) ed oltre a questi combustibili, si sono concentrati, in particelle di dimensioni anche molto piccole, centinaia di tonnellate di materiali combustibili presenti nelle Torri sotto forma di mobili, archivi, rivestimenti, materiali per edilizia e di servizio, ricoperti poi da uno strato di polveri e macerie che ne hanno garantito l'isolamento dall'atmosfera e quindi la dispersione del calore.
Il quadro, già di per sè catastrofico, è stato ulteriormente reso drammatico dal tiraggio naturale di aria consentito dai tunnel presenti sotto le macerie, che hanno consentito condizioni ideali per incendi proseguiti per mesi.
Nonostante l'uso di tecniche avanzate di telerilevamento delle temperature, che, con l'aiuto fondamentale e determinante del DIG hanno guidato le squadre di spegnimento verso i punti di maggior pericolo, le temperature sotto lo strato di macerie si sono mantenute per settimane attorno ai 600-800°C.
Non deve stupire, quindi, la presenza di travi arroventate e di metallo fuso nei sotterranei (laddove per metallo si deve intendere alluminio e sue leghe, cioè metalli caratterizzati da basso punto di fusione, non certamente l'acciaio, come qualcuno vorrebbe far credere); del resto, le testimonianze dei pompieri parlano di centinaia di carcasse di autoveicoli bruciati ed appoggiati sui mozzi delle ruote, con pozze di metallo fuso al posto dei cerchi in lega. link





In conclusione si rimanda a questo importante post che tratta delle misurazioni di GeoNews.




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