2008/02/29

La risposta della Commissione Europea a Chiesa

di Henry62

Ieri, giovedì 28 febbraio 2008, è arrivata la risposta della Commissione Europea all'interrogazione scritta dell'eurodeputato Giulietto Chiesa (evidenziazioni aggiunte):

P-0213/08IT

Risposta di Benita Ferrero-Waldner a nome della Commissione (28.2.2008)

La Commissione non è al corrente di alcuna conferma alle dichiarazioni rilasciate da Benazir Bhutto in quella intervista e non dispone di elementi particolari a riprova di un cambiamento significativo per quanto riguarda il livello della minaccia terrorista o la sua natura.

L'Unione europea è impegnata a combattere il terrorismo sul piano internazionale nel rispetto dei diritti umani e a rendere l'Europa più sicura per proteggere i suoi cittadini e garantire loro libertà e sicurezza.

A tal fine e in attuazione della Strategia UE di lotta al terrorismo la Commissione prosegue la sua azione, sia sul piano interno che esterno, per ridurre la minaccia del terrorismo nei confronti della sicurezza europea e globale.

Quindi abbiamo una conferma autorevole che la scomparsa signora Bhutto non affermò alcuna verità "proibita" sulla presunta morte di Osama Bin Laden, ma molto più semplicemente prese un lapsus, intendendo invece riferirsi, assai probabilmente, al giornalista Daniel Pearl ucciso dai terroristi.

A questo punto, a meno di non immaginare fantascientifiche complicità al massimo livello europeo, la questione è definitivamente chiusa.

2008/02/28

Testimoni al Pentagono: Donald "Tim" Timmerman

di Paolo Attivissimo e Brain_use, con il contributo di John. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Qualifica: Pilota della marina USA.

Data della testimonianza: (1) 12 settembre 2001; (2) 11 settembre 2001; (3) 11 settembre 2001.

Luogo da cui ha assistito: il suo appartamento al 16° piano ad Arlington, a suo dire a circa un quarto di miglio a nord del Pentagono (vedi note).

Fonti: (1) “Everyone was screaming, crying, running. It's like a war zone”, Julian Borger, The Guardian (link); (2) Criticalthrash.com; (3) “America Under Attack: Eyewitness Discusses Pentagon Plane Crash”, intervista telefonica condotta da Bob Franken, CNN (trascrizione; streaming), riportata anche in “Analysis of Eyewitness Statements on 9/11 American Airlines Flight 77 Crash into the Pentagon”, Penny Schoner, Ratical.org, e presso Sweetliberty.org.

1. The Guardian


Un pilota che ha assistito all'impatto, Tim Timmerman, ha detto che si trattava di un 757 dell'American Airways [sic]. “Ha dato gas mentre si avvicinava”, ha detto. “Il muso ha colpito, le ali si sono spostate in avanti ed è scoppiato in una palla di fuoco”.

Testo originale:

A pilot who saw the impact, Tim Timmerman, said it had been an American Airways 757. 'It added power on its way in,' he said. 'The nose hit, and the wings came forward and it went up in a fireball.'

2. Criticalthrash.com


Donald “Tim” Timmerman, trentaseienne residente a Eppington Drive, a sud del Pentagono, dall'altra parte della Interstate 395, è un pilota della marina e un fotografo.

[Le indicazioni dell'ubicazione di Timmerman sono incoerenti (vedi note). La fonte prosegue citando una parte dell'intervista al reporter della CNN Bob Franken, riportata per intero nella sezione 3 di questo articolo]

Testo originale:

Donald "Tim" Timmerman, a 36 year old resident of Eppington Drive, to the south of the Pentagon across Interstate 395, is a navy pilot and a photographer.


3. CNN


FRANKEN: Ora, abbiamo anche qualcuno che può parlare con noi e che è stato testimone oculare dello schianto vero e proprio. Stava osservando da Arlington, in Virginia, che è un quartiere periferico di, ehm... Si chiama Tim Timmerman. Signor Timmerman, è con noi in questo momento?

TIMMERMAN: Certamente.

FRANKEN: Lei è un pilota. Ci dica cos'ha visto.

TIMMERMAN: Be', stavo guardando fuori dalla finestra, vivo al sedicesimo piano, con vista sul Pentagono, in un appartamento d'angolo, per cui ho una buona visuale. Ed essendo vicino all'Aeroporto Nazionale [il Reagan, N.d.T] sento i jet in continuazione, ma il rumore di questo motore a reazione che ho sentito era decisamente troppo forte.

Ho guardato fuori verso sud, verso sudovest ed è arrivato dritto lungo la 395 [l'interstatale accanto al Pentagono, N.d.T], proprio sopra la Columbia Pike [la strada che termina nello svincolo posto quasi di fronte al lato colpito del Pentagono, N.d.T.], e passando accanto all'Hotel Sheraton, il pilota ha dato gas ai motori. L'ho sentito salire di potenza ancora un po', poi l'ho perso dietro un edificio.

Poi è sbucato e l'ho visto colpire proprio davanti a... non si è schiantato... non è sembrato schiantarsi contro l'edificio: la maggior parte dell'energia si è dissipata nel colpire il suolo, ma ho visto il muso frammentarsi, ho visto le ali volare in avanti, e poi è [avvenuta] la conflagrazione... capisce, ha semplicemente avvolto tutto nelle fiamme. E' stato orribile.

FRANKEN: Cosa ci può... Cosa ci può dire dell'aereo vero e proprio?

TIMMERMAN: Era un Boeing 757, American Airlines, non c'è dubbio.

FRANKEN: Lei dice che c'era un Boeing, e ha detto che era un 757 o un 767? E' difficile... [allude forse ai rumori ambientali del luogo in cui si trova, che gli rendono difficile udire Timmerman]

TIMMERMAN: 7.. 7-5-7.

FRANKEN: 757, che ovviamente è uno...

TIMMERMAN: Sì, American Airlines. Sissignore.

FRANKEN:... American Airlines, uno della nuova generazione di jet, e naturalmente, che...

TIMMERMAN: Esatto. Era così vicino a me che potevo... pareva di guardare fuori dalla mia finestra e guardare un elicottero. Era proprio lì.

FRANKEN: Ci hanno detto che era... Ci hanno detto che volava così basso da tranciare un paio di lampioni, durante l'avvicinamento.

TIMMERMAN: Questo può essere successo dietro ai condomini che mi hanno nascosto la visuale. E quando è riapparso, era appena prima dell'impatto, e come ho detto ho visto l'aereo disintegrarsi e poi esplodere in una enorme palla di fuoco.

FRANKEN: Quindi c'è stata... c'è stata una palla di fuoco che lei ha visto?

TIMMERMAN: Assolutamente. E l'edificio ha tremato ed è stata, capisce, un'esplosione davvero enorme.

FRANKEN: Poi cos'ha visto?

TIMMERMAN: Nient'altro che le fiamme, e io... mi sono seduto qui e ho scattato alcune foto dalla finestra e ho notato le autopompe e la reazione è stata semplicemente... meravigliosa. Le autopompe sono arrivate in fretta. Ho visto la... la zona, l'edificio inizialmente non pareva particolarmente danneggiato, ma ora vedo, guardando fuori dalla mia finestra, che c'è una porzione notevole. Ma credo che la fortuna possa essere stata che l'aereo abbia colpito... prima di colpire l'edificio, abbia colpito il suolo e molta energia potrebbe essersi dissipata così. Questo è quello che sembrava essere accaduto.

FRANKEN: Bene, ci... c'è, naturalmente.. abbiamo sentito alcune discussioni sul fatto che sarebbe potuto andare peggio se fosse andato leggermente più alto e fosse entrato in quello che viene chiamato "l'anello", l'anello centrale...

TIMMERMAN: L'anello E. Esattamente, esattamente [sic; in realtà l'anello centrale è l'anello A. Forse Timmerman si sta riferendo all'anello colpito, come infatti dice in seguito].

FRANKEN: Questo è un edificio con cinque facciate.

TIMMERMAN: Esatto. Come lei sa, gli anelli sono A, B, C, D, E. Ha preso appena l'anello E, all'esterno, ed è per questo che [il Pentagono, N.d.T.] non mi è sembrato così danneggiato come poteva essere. Sembrava come sull'eliporto, che è da quel lato.

FRANKEN: Esatto. Ha visto persone che venivano portate via, feriti che venivano portati via, cose del genere?

TIMMERMAN: Nossignore. Io sono su... a, ehm... circa un quarto di miglio, forse un po' più vicino, e a quel punto non ho visto niente del genere.

FRANKEN: Tim Timmerman, grazie mille... Un testimone oculare, Judy [Woodruff, conduttrice in studio], dello schianto.


Testo originale:

FRANKEN: Now, we do also have somebody to talk with us who was an eyewitness to the actual crash. He was watching from Arlington, Virginia, which is a suburb of, uh... His name is Tim Timmerman. Mr. Timmerman, are you with us right now?
TIMMERMAN: I sure am.

FRANKEN: You're a pilot. Tell us what you saw.

TIMMERMAN: Well, I was looking out the window; I live on the 16th floor, overlooking the Pentagon, in a corner apartment, so I have quite a panorama. And being next to National Airport, I hear jets all the time, but this jet engine I heard was way too loud.

I looked out to the south, to the southwest, and it came right down 395, right over Columbia Pike, and as it went by the Sheraton Hotel, the pilot added power to the engines. I heard it spool up a little more, and then I lost it behind a building.

And then it came out, and I saw it hit right in front of... it didn't crash... it didn't appear to crash into the building; most of the energy was dissipated in hitting the ground, but I saw the nose break up, I saw the wings fly forward, and then the conflagration took... you know, just engulfed everything in flames. It was horrible.

FRANKEN: What can you... What can you tell us about the plane itself?

TIMMERMAN: It was a Boeing 757, American Airlines, no question.

FRANKEN: You say that there was a Boeing, and did you say it was a 757 or 767? It's hard...

TIMMERMAN: 7... 7-5-7.

FRANKEN: 757, which, of course is one...

TIMMERMAN: Yeah. American Airlines.Yes, sir.

FRANKEN: ...American Airlines, one of the new generation of jets, and of course, that...

TIMMERMAN: Right. It was so close to me I could... it was like looking out my window and looking at a helicopter. It was just right there.

FRANKEN: We were told that it was... We were told that it was flying so low that it clipped off a couple of light poles on its way in.

TIMMERMAN: That might have happened behind the apartments that occluded my view. And when it reappeared, it was right before impact, and like I said, I saw the airplane disintegrate and then just blow up into a huge ball of flames.

FRANKEN: So there was a.. there was a fireball that you saw?

TIMMERMAN: Absolutely. And the building shook, and it was, you know, quite a tremendous explosion.

FRANKEN: What did you see after that?

TIMMERMAN: Nothing but the flames, and I... I sat here, and I took a few pictures out my window, and I noticed the fire trucks and the response was just... wonderful. Fire trucks were there quickly. I saw the.. the area, the building didn't look very damaged initially, but I do see now, looking out my window, there's quite a chunk in it. But I think the blessing here might have been that the airplane hit... before it hit the building, hit the ground, a lot of energy might have gone that way. That's what it appeared like.

FRANKEN: Well, there.. there is, of course... we've heard some discussion about the fact that it could have been worse had it actually gone a little bit higher and gone into what's called the ring, the center ring...

TIMMERMAN: The E ring. Exactly, exactly.

FRANKEN: This is a five-sided building.

TIMMERMAN: Right. As you know, the rings are A, B, C, D, E. And it just caught the E ring on the outside, and that's why I felt it didn't look as damaged as it could be. It looked like on the helipad, which is on that side.

FRANKEN: Right. Did you see any people being removed, any injured being removed, that type of thing?

TIMMERMAN: No, sir. I am up... at uh.. about a quarter of a mile... maybe a little bit closer -- and at that point, I saw nothing like that.

FRANKEN: Tim Timmerman, thank you very much... An eyewitness, Judy, to the crash.


Note


Timmerman ha visto l'aereo, lo ha identificato come un aereo di linea Boeing 757 e lo ha identificato ulteriormente come aereo della American Airlines e lo ha visto colpire l'edificio volando a bassissima quota. Il suo punto d'osservazione è stimato all'incirca a 4/500 metri dal punto di impatto, come riferisce nell'intervista alla CNN. Ha notato l'accelerazione e ha avuto l'impressione che l'aereo impattasse il suolo prima di colpire l'edificio. Non ha visto, tuttavia, l'abbattimento dei pali della luce sul Washington Boulevard. La sua descrizione della traiettoria corrisponde a quella risultante dalle perizie tecniche.

La trascrizione fornita dalla CNN, riportata come "rush transcript" (trascrizione di getto, provvisoria), è stata tradotta correggendo gli errori presenti nel testo originale CNN in modo che sia fedele alla registrazione dell'intervista telefonica fatta a Timmerman dalla CNN stessa.

Nella prima testimonianza, è interessante notare l'errata indicazione del nome della compagnia aerea: "American Airways" anziché "American Airlines". Un errore abbastanza comprensibile, visto che i termini sono entrambi utilizzati molto spesso nei nomi delle compagnie aeree e sono assonanti, ma comunque significativo perché indica quanto le primissime cronache, scritte nella concitazione del momento, possano essere imprecise e vadano quindi lette con prudenza.

Alcuni siti cospirazionisti hanno tentato di screditare questa testimonianza facendo notare che l'indirizzo dal quale Timmerman ha assistito all'attacco, ossia "Eppington Drive", non esiste. In effetti è così: ma l'indicazione dell'indirizzo di Timmerman non compare nelle fonti giornalistiche professionali e proviene esclusivamente da un unico sito amatoriale, Criticalthrash.com, che a sua volta indica come fonte una compilazione redatta nel 2002 da un altro utente privato, l'inglese Ron Harvey, il cui sito non esiste più ma era citato da una delle primissime pagine di debunking nel 2002, archiviata parzialmente qui.

In ogni caso, l'ubicazione di Timmerman non è al momento del tutto chiara. Le indicazioni fornite da Criticalthrash sono incoerenti: se Timmerman sta a sud del Pentagono, oltre la Interstate 395, come dice Criticalthrash, non può guardare a sud o sudovest e vedere il Pentagono o la traiettoria dell'aereo.

Se invece ci si basa esclusivamente sulle affermazioni fatte nell'intervista alla CNN, occorre trovare un edificio residenziale con almeno sedici piani, situato a un quarto di miglio dal Pentagono, tale per cui Timmerman guardi a sud o sud-ovest per vedere il Pentagono (o la traiettoria di avvicinamento al Pentagono) e vi siano degli edifici che gli impediscano la visuale del quadrifoglio dove il Volo 77 ha abbattuto i lampioni. Ma non vi sono edifici residenziali con queste caratteristiche, perlomeno non alla distanza indicata.

Per trovare qualcosa di compatibile occorre allontanarsi a più di un miglio e mezzo (2,3 km), dall'altra parte del cimitero militare di Arlington, ma in questo caso lascia perplessi l'errore di stima così grossolano delle distanze.


Se si adotta un'interpretazione letterale delle parole di Timmerman, l'avvistamento fatto guardando "verso sud, verso sudovest" avviene prima del passaggio del velivolo accanto allo Sheraton ("ed è arrivato dritto lungo la 395, proprio sopra la Columbia Pike, e passando accanto all'Hotel Sheraton, il pilota ha dato gas ai motori. L'ho sentito salire di potenza ancora un po', poi l'ho perso dietro un edificio"). Ma anche con quest'interpretazione, non sembrano esserci edifici compatibili.

Secondo un gruppo di ricercatori cospirazionisti (CIT), ai quali va riconosciuto perlomeno il merito di essersi recati sul posto ed aver intervistato i testimoni nel 2007, la visuale dall'appartamento di Timmerman sarebbe invece quella mostrata qui sotto. L'appartamento, secondo CIT, appartiene a Dawn Vignola, altro testimone dell'attacco.

Questa visuale si ha dagli alti edifici residenziali di South Joyce Street, ma richiede che si guardi verso nord-nordest, non verso sud-sudovest come dice Timmerman.

Una ricerca nella guida telefonica di Arlington ha reperito sei Timmerman o Timmermann, nessuno dei quali ha un indirizzo compatibile con la descrizione fatta dal testimone alla CNN. Tuttavia, se è valida la ricerca del CIT, secondo la quale Timmerman era ospite di Dawn Vignola, questo spiegherebbe la sua assenza dalle guide telefoniche (Dawn Vignola invece c'è, secondo Google, ed è al 1600 di South Joyce Street, come segnalato da questo blog cospirazionista).

Chiaramente tutte queste lacune e incongruenze faranno la felicità dei sostenitori delle teorie alternative. Non per questo abbiamo voluto minimizzarle o, peggio ancora, nasconderle: esponiamo i fatti.

A chi sostiene che le testimonianze al Pentagono siano frutto di una colossale messinscena con centinaia di attori si può anzi obiettare che se vi fosse stato un copione, non avrebbe contenuto così tante contraddizioni e imprecisioni da lasciare spazio ai dubbi: se Timmerman fosse stato un testimone imbeccato o inventato, piazzato dalla CIA, avrebbe avuto una storia perfettamente coerente e plausibile.

Comunque sia, le singole testimonianze possono essere contraddittorie; alcune potrebbero anche essere il frutto di ricordi confusi dall'emozione o persino dalla mitomania; ma la ricostruzione comunemente accettata non si poggia soltanto sui testimoni e ha a suo favore anche tutta una serie di elementi di prova tangibili: DNA, resti umani, rottami d'aereo, scatole nere, riprese video e fotografiche dell'attacco e dei soccorsi.

Per i sostenitori delle teorie alternative resta inoltre un problema di fondo: spiegare come mai non esiste neppure un testimone, neppure il più mitomane o scalcinato, che dica di aver visto un missile. E spiegare come mai tutti i testimoni, ma proprio tutti, dicano di aver visto un aereo.

2008/02/26

Il volo radente è impossibile per un aereo di linea?

di John - www.Crono911.org

L'immagine che vedete sulla sinistra è tratta da un'animazione realizzata intorno al 2004 da Mike J. Wilson, un esperto di ricostruzioni grafiche per uso forense.

L'animazione ricostruisce graficamente, con alcune semplificazioni, gli ultimi istanti del Volo 77 prima che impattasse la facciata del Pentagono.

Il velivolo, un Boeing 757 pesante un centinaio di tonnellate, volava così basso, quando si trovava a circa 200 metri dall'edificio, che colpì 5 pali dell'illuminazione stradale, alti circa 8 metri.

La foto qui sotto evidenzia le posizioni dei 5 pali abbattuti (pallini gialli) e ne mostra uno. Si può notare che soltanto la sommità del palo è stata danneggiata.

Questo dato di fatto consente di stabilire che quando il velivolo si trovava a circa 200 metri dalla facciata stava volando a circa 8 metri di altezza dal suolo.

La velocità è stata calcolata (sulla base dei dati della "scatola nera" rinvenuta tra le macerie) in oltre 200 metri al secondo, pari a circa 720 km/h.

I sostenitori di teorie alternative affermano che un aereo di linea non può volare così basso e veloce, e che Hani Hanjour, il kamikaze che lo pilotava, non aveva sufficiente abilità nel volo per condurre il velivolo in un simile assetto.

Gli ingegneri aerospaziali qualificati non hanno alcun dubbio sul fatto che un aereo di linea possa volare molto basso e molto veloce, come abbiamo riportato in un nostro articolo pubblicato nel 2006.

Una ulteriore smentita delle affermazioni complottiste ci è poi fornita dai numerosi filmati e immagini che mostrano grandi aerei di linea mentre volano proprio in quell'assetto.

E' notizia proprio di questi giorni che il pilota di un aereo di linea della Cathay Pacific, un Boeing 777-300 pesante 230 tonnellate, è stato licenziato per aver volato – senza autorizzazione – a una velocità compresa fra i 500 e i 600 km/h (intorno ai 150 metri al secondo) a un'altezza di 8 metri e mezzo dal suolo.

Qui c'è l'articolo pubblicato dal Times il 25 febbraio, corredato da un breve clip video. Nell'articolo si parla di una velocità di 322 mph (miglia orarie) senza specificare se si tratti di miglia marine o terrestri. Di solito il termine mph indica le miglia terrestri (un miglio terrestre equivale a 1,61 km circa), ma in aviazione si usano i nodi (1 nodo equivale a 1 miglio marino all'ora, ossia 1,85 km/h).

Di seguito pubblichiamo alcune foto di questo volo radente, scattate da Liem Bahneman. Pare che proprio la pubblicazione di queste foto (il 30 gennaio 2008) abbia determinato il licenziamento del pilota:




Non si tratta, peraltro, di un episodio nuovo nel mondo dell'aviazione. Sovente, nelle manifestazioni aeree, i piloti si esibiscono in "imprese" di questo genere.

Questo è un video clip che mostra le impressionanti manovre, a bassissima quota, di un Airbus A310 in Portogallo:



E' evidente, a questo punto, quanto siano ridicole le dichiarazioni del sedicente ingegnere aeronautico Nela Sagadevan:

...gli aerei con forte carico alare invece, come ad esempio i caccia, possono volare ad altissima velocità rasoterra perché sono progettati per farlo. Ma con aerei come il Boeing 757 non puoi farlo... è aerodinamicamente impossibile...

(intervista di Nela Sagadevan inclusa nel film complottista Inganno Globale)


E' anche evidente quanto sia opportuno, in presenza di simili "ipse dixit", valutare la credibilità di chi se ne fa portatore (Sagadevan ha vissuto in ritiro "spirituale" in Alaska per 15 anni e anziché scrivere trattati tecnici ha scritto libri mistici e religiosi).

La vicenda del pilota della Cathay Pacific si presta anche ad altre considerazioni. Il pilota, come abbiamo visto, è stato licenziato in tronco. Questa circostanza spiega le ragioni per cui è ben difficile che un pilota possa considerare "normale" o "facile" il profilo di volo di Hanjour prima dell'impatto.

I piloti non volano normalmente in simili assetti e anzi è severamente proibito che essi lo facciano. Sono quindi ben pochi i piloti che possono vantare l'esperienza di un volo del genere con aerei di quelle dimensioni e che possano quindi riferire sulla sua facilità o difficoltà.

Inoltre, la presunta abilità di Hanjour nell'eseguire quell'attacco è tutt'altro che confermata dai fatti. Hanjour ha volato in quell'assetto soltanto per 1-2 secondi e non ha dimostrato di saper fare un passaggio a bassissima quota e alta velocità senza schiantarsi, per il semplice fatto che si è appunto schiantato.

I piloti giudicano difficile quella manovra proprio per l'elevato rischio di schiantarsi: ma questo è esattamente ciò che Hanjour voleva.

Infine, nonostante abbia volato per pochissimi secondi a una quota così bassa, Hanjour ha colpito ben 5 pali della luce e un generatore elettrico prima di giungere contro il Pentagono. Gli sarebbe bastato volare un paio di metri più alto per evitarli, ma non c'è riuscito e l'aereo ha riportato seri danni (una telecamera del Pentagono ha ripreso l'aereo con una grossa scia di fumo bianco) prima ancora di colpire il bersaglio.

Una pessima manovra, quindi, dal punto di vista tecnico.

Si può quindi concludere che il profilo di volo dell'American 77 e la sua condotta da parte di Hanjour non presentano alcun carattere di impossibilità o eccezionalità.

2008/02/25

Chiesa pretende la sponsorizzazione pubblica del proprio video "Zero"

di John - www.crono911.org

Come è noto, Giulietto Chiesa (nella foto) è un giornalista, uomo politico, europarlamentare, scrittore, coautore del video "Zero", ennesima produzione del filone complottista sui fatti dell'11 settembre, di cui abbiamo ampiamente parlato in questo blog.

Il video Zero è senz'ombra di dubbio un'iniziativa commerciale: centinaia di investitori co-produttori hanno versato quote da 500 euro per finanziare il video che, a detta degli autori, è costato mezzo milione di euro (qui i dettagli tratti dalla versione precedente del sito Zerofilm).

Questo video conta di ripagare l'investimento con i proventi derivanti dalla sua distribuzione e proiezione. Dopo i primi tentativi, al momento infruttuosi, di accedere al circuito della distribuzione cinematografica, il video viene proiettato nei luoghi più svariati: circoli, parrocchie, bar, centri sociali, come risulta dalla pagina di proiezioni e incontri del sito Web del gruppo.

La proiezione è a pagamento:

Le proiezioni saranno necessariamente a pagamento per garantire il finanziamento indispensabile alle attività di distribuzione, promozione e supporto organizzativo.

Zero, però, è anche uno strumento politico. Lo dicono i suoi autori in questa pagina di Megachip:

Il film "Zero" è uno strumento politico potente, che non esaurirà la sua valenza nei prossimi mesi.

Chiarito quindi, per bocca dei suoi autori e produttori, che Zero ha fini commerciali e politici, non si comprende la ragione per cui Giulietto Chiesa pretenda che gli enti pubblici debbano anche sovvenzionarglielo.

Eppure, questo è quello che scrive Chiesa al Sindaco del Comune di Fano, colpevole di aver negato la sponsorizzazione alla proiezione del video (il grassetto è nostro):

Egregio Signor Sindaco,

vengo informato che lei e la sua Giunta Comunale non hanno sponsorizzato la proiezione del film Zero, di cui sono coautore, “in quanto i temi non sono stati condivisi”.

Provo grande stupore. Da chi non sono stati condivisi? Ed è compito della Giunta “condividere i temi” che i cittadini decidono di prendere in esame? Compito della Giunta è rispettare la volontà dei cittadini, non di censurarli. In effetti l’infelice formulazione della sua risposta indica un chiaro intento censorio che travalica, per altro, totalmente, le sue funzioni.

Lei, a mio parere, con quella formulazione confessa di avere commesso un abuso.

Poteva rifiutare ogni coinvolgimento solo per mancanza di fondi, oppure perchè esso violava qualche norma del nostro ordinamento. Per nessun’altra ragione poteva farlo, men che mai per quella da lei addotta.

Le comunico intanto che il Comune di Fano si rivela in tal modo assai meno tollerante e liberale del Parlamento Europeo, dove il film Zero viene proiettato, addirittura al suo interno, il giorno 26 febbraio alle ore 19.

Distinti saluti
Giulietto Chiesa
parlamentare europeo

E' sconcertante la prepotenza di Chiesa, che pretende che una giunta comunale (che ha l'onere di rappresentare tutti i cittadini nel loro complesso, e non certo solo gli autori di un video commerciale e politico) debba non solo condividere la strumentalità squisitamente politica del video, ma anche sponsorizzarlo assegnando fondi pubblici a un'iniziativa commerciale che di interesse pubblico ha veramente poco.

Per non parlare, poi, del contenuto disinformativo del video, che è solo una raccolta di bufale trite e ritrite e ampiamente smentite (spesso addirittura dagli stessi complottisti).

Ed è anche il caso di notare l'accusa, al Sindaco, di aver "abusato" delle sue funzioni.

A nostro parere, invece, mai come questa volta un Sindaco ha davvero esercitato le proprie funzioni cum grano salis e nel rispetto dei propri doveri.

Ci sarebbe da chiedersi, piuttosto, quali siano i confini tra l'attività pubblica di europarlamentare e quella di produttore di un video commerciale e politico, e se non sia questo, piuttosto, un abuso di funzioni pubbliche.

Non può sfuggire che l'interrogazione europarlamentare di Chiesa sulla presunta "uccisione di Osama bin Laden" e la proiezione del suo video nell'Europarlamento, iniziative strettamente connesse alla sua carica pubblica, diano una significativa spinta pubblicitaria al video, cosa che certamente non guasta per chi si è prefisso un fine commerciale.

Peraltro, una minuziosa ricerca sul sito del Parlamento Europeo ci ha permesso di verificare che non c'è alcun accenno a questa proiezione, da nessuna parte, nemmeno nelle notizie stampa dell'organo. Non solo i lavori del Parlamento chiudono tutti nel primo pomeriggio, ma per il 26 febbraio non c'è alcuna sessione dell'assemblea, solo alcune riunioni di commissioni. Il video sarà anche proiettato "all'interno" dell'Europarlamento, come dice Chiesa, ma non all'assemblea.

Invece, proprio sul sito del Parlamento Europeo troviamo le linee guida che l'organo si è dato per patrocinare un'iniziativa.

Tra esse leggiamo:

Per essere ricevibili, le manifestazioni per le quali il patrocinio è sollecitato devono rispondere ai seguenti criteri:
  • presentare un interesse europeo manifesto;
  • non presentare alcun riferimento commerciale;
  • non avere un carattere politico di parte...

Il manifesto interesse europeo per il video Zero non c'è (interessa a pochi in Italia, figuriamoci in Europa). Il riferimento commerciale, invece, c'è tutto, e c'è anche il carattere politico, per stessa ammissione dei suoi autori.

Non c'è dubbio che un video del genere non otterrebbe mai il patrocinio dell'Europarlamento.

E allora, perché mai Chiesa se la prende tanto con il sindaco di Fano, che in fin dei conti ha applicato criteri condivisi dallo stesso Europarlamento?

Al Sindaco di Fano, Stefano Aguzzi (di cui non conosciamo il "colore" e non ci interessa saperlo), va tutta la nostra solidarietà, ma nello stesso tempo ci sovviene una domanda: quanti altri Comuni hanno invece scelto di sprecare denaro pubblico per "sovvenzionare" questo video?

Lo chiediamo perché Zero è proiettato in diverse città, ma questa è l'unica lettera di protesta di Chiesa.

WTC, il mito degli incendi modesti

di Paolo Attivissimo

La poca conoscenza dei fenomeni che si sviluppano durante un normale incendio domestico o d'ufficio alimenta uno dei dubbi più frequenti intorno alla distruzione delle Torri Gemelle, ossia che il contenuto di un edificio non prende fuoco facilmente e non può ardere a temperature molto elevate e quindi la distruzione delle due torri principali del World Trade Center e del WTC7 non è spiegabile con un semplice impatto seguito da un incendio.

La teoria ricorrente è che il carburante degli aerei, riversatosi nelle Torri Gemelle, non sarebbe stato sufficiente a causarne la distruzione, perché il carburante brucia rapidamente e a temperature troppo basse per fondere l'acciaio della struttura. Quindi, concludono alcuni, gli incendi sono durati poco, giusto il tempo di consumare il carburante, ed erano in via di spegnimento al momento del crollo; non è possibile che gli incendi abbiano lesionato la struttura tanto da causarne il crollo. La conseguenza ultima di questo ragionamento è che il crollo deve essere stato provocato da qualcos'altro: solitamente i cospirazionisti parlano di esplosivi o termite o raggi di energia.

L'errore fondamentale di questo ragionamento è che il carburante non ha alimentato gli incendi delle Torri Gemelle per tutta la loro durata: li ha semplicemente innescati. Gli incendi sono proseguiti utilizzando come combustibile tutto ciò che incontravano: arredi, mobili, computer, carta.

E' a questo punto che scatta l'incredulità di molti: la credenza diffusa, infatti, è che i materiali utilizzati nelle abitazioni e negli uffici siano ignifughi e quindi non possano alimentare un rogo, né tanto meno raggiungere temperature tanto alte da fondere o indebolire l'acciaio (ricordiamo che la temperature di fusione dell'acciaio è intorno ai 1500 °C, mentre quella di ammorbidimento è ben più bassa, intorno ai 400 °C).

Il video seguente mostra, più eloquentemente di mille parole, cosa succede realmente in un incendio innescato da una piccola quantità di materiale facilmente infiammabile in un comune ambiente arredato. Nel giro di due minuti, la stanza è un inferno.

Questo è un piccolissimo esempio di quello che avvenne all'interno delle Torri Gemelle e del WTC7 (nel quale il carburante fu fornito dai grandi serbatoi dei generatori d'emergenza e l'innesco fu fornito dalle macerie in fiamme cadute addosso al WTC7 durante il crollo della Torre Nord).

Ora è forse più chiaro perché duecento persone si sono gettate nel vuoto, piuttosto che affrontare incendi che i complottisti, pateticamente, definiscono "piccoli".


Chi avesse bisogno di conferme può esaminare anche questo video del NIST, in cui un comune albero di Natale prende fuoco. Si noti come alcuni oggetti d'arredo inizino a bruciare per puro irraggiamento e conduzione termica dell'aria, senza essere lambiti dalle fiamme, e colino in pozze incandescenti.


La riflessione è opportuna non soltanto nell'ambito del debunking delle teorie complottiste, ma anche per la sicurezza domestica e sul posto di lavoro, nella vita quotidiana.

2008/02/23

Il caso Odigo: alcuni israeliani furono davvero avvisati prima?

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Una delle storie meno conosciute ma potenzialmente più controverse sull'11 settembre riguarda il cosiddetto caso Odigo: alcuni dipendenti della ditta israeliana Odigo, con sede al World Trade Center, avrebbero ricevuto dei messaggi via computer che preannunciavano gli attentati, inducendo i responsabili dell'azienda a far evacuare tutti i dipendenti.

In realtà le cose stanno ben diversamente, come si scopre semplicemente spulciando un po' gli archivi della Rete, leggendo con attenzione gli articoli che i cospirazionisti portano a sostegno delle loro teorie e facendo qualche facile ricerca online.

Ripubblico oggi questo articolo in edizione notevolmente ampliata e aggiornata rispetto all'originale scritto nel 2006.

Cosa dicono i cospirazionisti


I cospirazionisti sostengono appunto che la società israeliana Odigo, situata nel World Trade Center, fu preavvisata degli attentati, specificamente tramite messaggi istantanei via computer con alcune ore di anticipo, e quindi fece evacuare i propri dipendenti.

Ecco come ne parla, per esempio, David Duke nel sito DavidDuke.com (le evidenziazioni sono aggiunte):

La cosa successiva che ho cercato è stata se c'erano stati avvertimenti confermati agli israeliani prima dell'attacco. Ho trovato rapidamente un articolo in Newsbytes, un servizio di notizie del Washington Post, intitolato "Messaggi istantanei a Israele hanno preavvisato dell'attacco al WTC". Anche il quotidiano israeliano Ha'aretz confermava i preavvisi a Israele e confermava che l'FBI stava indagando sugli avvertimenti.

Gli articoli specificavano che Odigo, una società di messaggistica israeliana con uffici sia al World Trade Center sia in Israele, aveva ricevuto numerosi avvertimenti solo due ore prima dell'attacco [...] Dunque ora abbiamo prove potenti e convincenti, da fonti impeccabili, che Israele sapeva in anticipo dell'attacco.

Primo, senza preavviso non avrebbe potuto esserci una sola vittima israeliana al World Trade Center. Secondo, esiste una conferma chiara che una società che ha uffici sia in Israele, sia al WTC ha ricevuto avvisi appena prima dell'attacco.

TESTO ORIGINALE: The next thing I researched was to see if there were any confirmed warnings to Israelis prior to the attack. I quickly found an article in Newsbytes, a news service of the Washington Post, titled "Instant Messages To Israel Warned of WTC attack." The Israeli daily, Ha'aretz, also confirmed the prior warnings to Israel and confirmed that the FBI is investigating the warnings.

The articles detailed that an Israeli messaging firm, Odigo, with offices in both the World Trade Center and in Israel, received a number of warnings just two hours before the attack [...] So now we have powerful and convincing evidence from impeccable sources that Israel had foreknowledge of the attack.

First, without a prior warning, there could not have been only a single Israeli victim at the World Trade Center. Secondly, there is clear confirmation that a company with offices in both Israel and the WTC received warnings immediately prior to the attack.

David Duke indica inoltre che l'articolo di Newsbytes è datato 27/9/2001.


Alex Jones racconta la vicenda in questo modo su Prisonplanet.com a marzo del 2005:

Odigo ammette che ha mandato un messaggio istantaneo al proprio personale, ordinandogli di uscire dall'edificio.

TESTO ORIGINALE: Odigo admits that they instant messaged their people to get out of the building.



Un altro sito cospirazionista, Rense.com, riassumeva il caso Odigo come segue il 21/12/2001, riportando il testo dell'articolo di Newsbytes già citato come fonte da David Duke:

Dei funzionari alla società di messaggistica istantanea Odigo hanno confermato oggi che due dipendenti hanno ricevuto dei messaggi testuali che avvisavano di un attacco al World Trade Center due ore prima che i terroristi schiantassero degli aerei contro i noti punti di riferimento di New York. Giustificandosi con un'indagine in corso da parte delle forze dell'ordine, l'azienda ha rifiutato di rivelare l'esatto contenuto del messaggio o di identificarne il mittente. Ma Alex Diamandis, vicepresidente delle vendite e del marketing, ha confermato che i lavoratori dell'ufficio vendite internazionali e ricerca e sviluppo in Israele hanno ricevuto un avvertimento da un altro utente Odigo circa due ore prima del primo attacco...

TESTO ORIGINALE: Officials at instant-messaging firm Odigo confirmed today that two employees received text messages warning of an attack on the World Trade Center two hours before terrorists crashed planes into the New York landmarks. Citing a pending investigation by law enforcement, the company declined to reveal the exact contents of the message or to identify the sender. But Alex Diamandis, vice president of sales and marketing, confirmed that workers in Odigo's research and development and international sales office in Israel received a warning from another Odigo user approximately two hours prior to the first attack...


L'indagine


L'articolo di Ha'aretz citato sopra sembra essere questo del 26/9/2001, a firma di Yuval Dror (yuvaldr@haaretz.co.il). L'articolo è archiviato anche da Archive.org. Eccone la traduzione:

Ultimo aggiornamento - 00:43 26/09/2001
Odigo dice che alcuni dipendenti furono avvisati dell'attacco
di Yuval Dror

Odigo, il servizio di messaggistica istantanea, dichiara che due dei suoi dipendenti ricevettero dei messaggi, due ore prima dell'attacco alle Twin Towers l'11 settembre, che prevedevano l'attacco; l'azienda ha collaborato con le forze dell'ordine israeliane e statunitensi, compresa l'FBI, nel cercare di trovare il mittente originale del messaggio che prevedeva l'attacco.

Micha Macover, direttore generale della società, ha detto che i due dipendenti hanno ricevuto i messaggi e hanno informato la direzione dell'azienda subito dopo l'attacco terroristico; l'azienda ha immediatamente contattato i servizi di sicurezza israeliani, che hanno coinvolto l'FBI.

"Non ho idea del motivo per cui il messaggio è stato inviato a questi due dipendenti, che non conoscono il mittente. Forse era semplicemente qualcuno che scherzava e ci ha azzeccato per caso. Non so se le nostre informazioni sono state utili negli arresti fatti dall'FBI" dichiara Macover. Odigo è una società statunitense con sede principale a New York e uffici a Herzliya.

Come servizio di messaggistica istantanea, gli utenti di Odigo non hanno la limitazione di poter inviare messaggi soltanto a chi è nella loro lista di amici, come avviene con ICQ, l'altra ben nota applicazione israeliana di messaggistica istantanea.

Odigo di norma protegge con zelo la riservatezza dei propri utenti registrati, dice Macover, ma in questo caso la società ha preso l'iniziativa di fornire alle forze dell'ordine l'indirizzo IP dal quale è provenuto il messaggio, in modo che l'FBI potesse rintracciare il fornitore d'accesso a Internet e il mittente effettivo del messaggio originale.

TESTO ORIGINALE: Last update - 00:43 26/09/2001
Odigo says workers were warned of attack
By Yuval Dror

Odigo, the instant messaging service, says that two of its workers received messages two hours before the Twin Towers attack on September 11 predicting the attack would happen, and the company has been cooperating with Israeli and American law enforcement, including the FBI, in trying to find the original sender of the message predicting the attack.

Micha Macover, CEO of the company, said the two workers received the messages and immediately after the terror attack informed the company's management, which immediately contacted the Israeli security services, which brought in the FBI.

"I have no idea why the message was sent to these two workers, who don't know the sender. It may just have been someone who was joking and turned out they accidentally got it right. And I don't know if our information was useful in any of the arrests the FBI has made," said Macover. Odigo is a U.S.-based company whose headquarters are in New York, with offices in Herzliya.

As an instant messaging service, Odigo users are not limited to sending messages only to people on their "buddy" list, as is the case with ICQ, the other well-known Israeli instant messaging application.

Odigo usually zealously protects the privacy of its registered users, said Macover, but in this case the company took the initiative to provide the law enforcement services with the originating Internet Presence address of the message, so the FBI could track down the Internet Service Provider, and the actual sender of the original message.



Un altro articolo che sembra essere una delle fonti più dirette della notizia è questo (attualmente non più disponibile presso il sito originale, ma archiviato presso Archive.org), tratto da Atnewyork.com del 28/9/2001 e firmato da Ryan Naraine (rnaraine@internet.com):

28 settembre 2001
Odigo: messaggi istantanei avvisarono degli attacchi terroristici

di Ryan Naraine

Due dipendenti presso Odigo, la neonata azienda di messaggistica istantanea con sede a New York, ricevettero degli avvisi sotto forma di messaggi istantanei circa due ore prima degli attacchi aerei in due città statunitensi. Lo ha confermato l'azienda venerdì.

Odigo, che ha un ufficio satellite in Israele, ha detto che dei dipendenti di quell'ufficio hanno ricevuto dei messaggi di testo che contenevano un preavviso degli attacchi, ma ha detto che i messaggi non citavano specificamente il World Trade Center o altri bersagli.

Alex Diamandis, portavoce di Odigo, ha detto ad AtNewYork che il contenuto dei messaggi istantanei, compreso l'indirizzo IP del mittente, è stato comunicato al Federal Bureau of Investigations (FBI).

"Senza entrare nei dettagli, il messaggio era degno di nota principalmente per la sua collocazione temporale, non per la sostanza dell''avvertimento'. Potrebbe trattarsi facilmente di una coincidenza", ha detto Diamandis.

Giustificandosi con l'indagine in corso, Diamandis ha rifiutato di fornire dettagli specifici dei messaggi veri e propri o dell'identità o dell'ubicazione del mittente.

Ha detto che i dipendenti che hanno ricevuto i messaggi istantanei non conoscevano il mittente. Dopo gli attacchi, i dipendenti hanno avvisato la direzione della Odigo, che ha passato le informazioni alle forze dell'ordine israeliane.

Odigo, che è paladina dell'interoperabilità senza discontinuità fra fornitori di messaggistica istantanea, ha circa 80 dipendenti, in maggioranza presso la sua sede principale a Manhattan. Il software della società consente a utenti di messaggistica istantanea provenienti da piattaforme differenti di comunicare fra loro.

La società realizza inoltre tecnologie basate sulla presenza e su messaggistica istantanea branded per operatori wireless, operatori telefonici, fornitori di accesso a Internet, e portali Web.

TESTO ORIGINALE: September 28, 2001
Odigo: Instant Messages Warned Of Terrorist Attacks

By Ryan Naraine

Two employees at New York-based instant messaging start-up Odigo received IM warnings about two hours before the aerial attacks in two U.S cities, the company confirmed Friday.

Odigo, which has a satellite office in Israel, said employees there received pop-up text messages containing advance warning of the attacks but said the IMs did not mention the World Trade Center specifically, or any other targets.

The contents of the IM messages, including the Internet Protocol (IP) address of the sender, was given to the Federal Bureau of Investigations (FBI), Odigo spokesman Alex Diamandis told atNewYork.

"Without going into details, the message was most noteworthy due to the timing, not due to the substance of the 'warning.' It could easily be coincidence," Diamandis said.

Citing the ongoing investigations, Diamandis declined to provide specifics of the actual messages or the identity or location of the sender.

He said the employees who received the IM messages were not familiar with the sender. After the attacks, the employees notified Odigo management, who turned the information over to Israeli law enforcement authorities.

Odigo, which champions seamless interoperability between IM providers, has about 80 employees, the bulk at its Manhattan headquarters. The company's software allows IM users from different platforms to communicate with each other.

In addition, the company builds branded IM and presence-based technology for wireless carriers, telcos, Internet Service Providers (ISPs) and Web portals.


Un altro articolo, pubblicato da Fpp.co.uk e tratto (secondo Fpp.co.uk) dal Washington Post del 28/9/2001, riporta quanto segue:

Messaggi istantanei a Israele avvisarono dell'attacco al WTC

NEW YORK -- Dei funzionari alla società di messaggistica istantanea Odigo hanno confermato oggi che due dipendenti hanno ricevuto dei messaggi testuali che avvisavano di un attacco al World Trade Center due ore prima che i terroristi schiantassero degli aerei contro i noti punti di riferimento di New York. Giustificandosi con un'indagine in corso da parte delle forze dell'ordine, l'azienda ha rifiutato di rivelare l'esatto contenuto del messaggio o di identificarne il mittente.

Ma Alex Diamandis, vicepresidente delle vendite e del marketing, ha confermato che i lavoratori dell'ufficio vendite internazionali e ricerca e sviluppo in Israele hanno ricevuto un avvertimento da un altro utente Odigo circa due ore prima del primo attacco. Diamandis dice che il mittente del messaggio istantaneo non era noto personalmente ai dipendenti Odigo. Anche se l'azienda solitamente tutela la privacy dei propri utenti, i dipendenti hanno preso nota dell'indirizzo IP del mittente del messaggio per facilitarne l'identificazione.

Poco dopo gli attacchi terroristici a New York, i dipendenti Odigo hanno informato i propri responsabili, che hanno contattato i servizi di sicurezza israeliani. A sua volta, l'FBI fu informata dell'avvertimento contenuto nel messaggio istantaneo. I funzionari dell'FBI non hanno dato disponibilità immediata a rilasciare dichiarazioni oggi. Il servizio Odigo include una funzione, chiamata People Finder, che consente agli utenti di cercare e contattare altri utenti sulla base di determinati interessi e dati demografici. Diamandis ha detto che era possibile che l'avvertimento dell'attacco fosse stato trasmesso ad altri membri di Odigo, ma l'azienda non ha ricevuto segnalazioni di altri destinatari del messaggio.

Oltre a gestire la propria rete di servizi di messaggistica, Odigo ha concesso in licenza la propria tecnologia a oltre 100 fornitori di servizi, portali, operatori wireless e società, secondo quanto dichiarato dall'azienda. Odigo è online presso http://www.odigo.com.

TESTO ORIGINALE: Instant Messages To Israel Warned Of WTC Attack

NEW YORK -- OFFICIALS at instant-messaging firm Odigo confirmed today that two employees received text messages warning of an attack on the World Trade Center two hours before terrorists crashed planes into the New York landmarks. Citing a pending investigation by law enforcement, the company declined to reveal the exact contents of the message or to identify the sender.

But Alex Diamandis, vice president of sales and marketing, confirmed that workers in Odigo's research and development and international sales office in Israel received a warning from another Odigo user approximately two hours prior to the first attack. Diamandis said the sender of the instant message was not personally known to the Odigo employees. Even though the company usually protects the privacy of users, the employees recorded the Internet protocol address of the message's sender to facilitate his or her identification.

Soon after the terrorist attacks on New York, the Odigo employees notified their management, who contacted Israeli security services. In turn, the FBI was informed of the instant message warning. FBI officials were not immediately available for comment today. The Odigo service includes a feature called People Finder that allows users to seek out and contact others based on certain interests or demographics. Diamandis said it was possible that the attack warning was broadcast to other Odigo members, but the company has not received reports of other recipients of the message.

In addition to operating its own messaging service network, Odigo has licensed its technology to over 100 service providers, portals, wireless carriers, and corporations, according to the company. Odigo is online at http://www.odigo.com.


Dettagli cruciali


A una prima lettura, questi articoli confermano in modo schiacciante la tesi cospirazionista. Tuttavia una rilettura attenta rivela alcuni particolari importanti:
  • L'avvertimento arrivò ai dipendenti di Odigo in Israele, non a New York: "i lavoratori dell'ufficio vendite internazionali e ricerca e sviluppo in Israele", "Odigo, che ha un ufficio satellite in Israele, ha detto che dei dipendenti di quell'ufficio...".
  • L'avvertimento arrivò ai dipendenti di Odigo dall'esterno dell'azienda.
  • I dipendenti che ricevettero il messaggio (in Israele) non avvisarono nessuno, neppure i propri colleghi di New York, fino a dopo gli attentati. Ritennero significativo il messaggio soltanto dopo aver saputo degli attentati. Quindi non diedero nessun ordine di evacuazione.
  • Il messaggio ricevuto non si riferiva specificamente al World Trade Center.


I cospirazionisti inventano i particolari: Odigo non era al WTC


Una piccola ricerca, inoltre, rivela che Odigo non aveva affatto dipendenti o uffici nel World Trade Center come affermano i cospirazionisti.

La sua sede a New York era infatti a quattro isolati di distanza dal WTC, secondo un articolo della CNN intitolato "FBI probing 'threatening' message, firm says", di Daniel Sieberg, archiviato presso Fpp.co.uk. Stranamente, l'articolo sembra essere scomparso dal sito della CNN (era originariamente presente qui su CNN.com) e non è neppure archiviato da Archive.org. Comunque sia, contiene questa precisazione:

L'ufficio di Odigo a New York si trova a quattro isolati dall'area del World Trade Center, in una zona che è stata interdetta per un breve periodo dopo gli attacchi.

TESTO ORIGINALE: Odigo's New York office is located four blocks from the site of the World Trade Center, in an area that was blocked off for a short time following the attacks


In effetti la consultazione delle Yellow Pages (pagine gialle) di New York qui, fatta nel 2006 durante la prima stesura del presente articolo, forniva l'indirizzo esatto della sede di Odigo: Odigo Inc - 11 Broadway - Rm 365 - New York, NY 10004, il numero di telefono (212-809-2002) e la mappa della zona. Le stesse coordinate sono indicate oggi [2011, N.d.A.] negli archivi Cortera.

Nella mappa di Google Maps riportata qui sotto, la freccia verde in basso indica l'indirizzo dove aveva sede la Odigo. Ground Zero, dove sorgeva il World Trade Center, è la grande zona chiara in alto. La distanza in linea d'aria è circa 400 metri.



In cerca di Odigo


Il 7/7/2006 ho chiamato il numero di New York e mi ha risposto una persona della Comverse (l'azienda che nel frattempo ha rilevato le attività di Odigo), che mi ha detto di non avere un portavoce o un comunicato stampa cui fare riferimento per la notizia dei messaggi di preavviso (della quale era a conoscenza). Mi ha anche fornito il numero della sede israeliana di Odigo (00972-3645 222), ma non era molto sicura delle cifre; ho provato lo stesso, ma ho trovato un numero perennemente occupato.

Le Pagine Gialle israeliane non contengono dati riguardanti Odigo. Secondo altre fonti online, inoltre, Herzliya, dove ha sede Odigo in Israele, è una zona di Tel Aviv.

Ho inoltre trovato in Rete presso Islamawareness.net le presunte coordinate statunitensi e israeliane di Odigo, compreso l'indirizzo e-mail dell'ufficio stampa di Odigo (media@odigo.com) e ho scritto chiedendo informazioni, ma il messaggio è stato respinto (casella inesistente).

Secondo questo sito, le coordinate di Odigo sono/erano le seguenti:

  • Odigo, Inc. - 11 Broadway, Suite 365 - New York, NY 10004 USA. Telephone: (877) 809-8080. Telephone: (212) 809-2002. Fax: (212) 809-2092
  • Odigo, Ltd. - 60 Medinat Hayehudim St. - P.O. Box 12832 - Herzliya 46733 Israel. Telephone: (972) 9-957-7488. Fax: (972) 9-957-7316


Al primo numero israeliano risponde un fax. Il 7/7/2006 ho mandato un fax in inglese con una richiesta di contatto, ma non ho mai ricevuto risposta.

In conclusione


Come capita spesso, i cospirazionisti non hanno controllato le proprie affermazioni, neppure quando sarebbe stato facile farlo, ma hanno manipolato, inventato e distorto i fatti (anche quelli banali e facilmente verificabili, come l'indirizzo della sede di Odigo a New York) per adattarli alle proprie tesi.

Sulla base di questi dati, la faccenda ha una probabile spiegazione piuttosto banale: qualcuno ha inviato a dei dipendenti Odigo in Israele (paese nel quale purtroppo gli attentati sono estremamente frequenti) un messaggio minatorio vago, che soltanto col senno di poi fu interpretato come riferibile agli attentati a New York, un po' come quando un oroscopo sembra calzare gli eventi soltanto dopo che sono accaduti, e allora furono state avvisate le autorità.

Per chiudere definitivamente la questione, tuttavia, un po' più di trasparenza non guasterebbe (come in alcuni altri dettagli dell'11 settembre): per esempio, divulgare il testo del messaggio e rivelarne il mittente toglierebbe anche l'ultimo velo di mistero dalla faccenda.

2008/02/22

Ammessi a Guantanamo gli esperti civili per la difesa: si offriranno i complottisti?

di Paolo Attivissimo

Alcuni sostenitori delle teorie alternative hanno dichiarato (sulla base di fonti ignote) che nei processi che si svolgeranno a Guantanamo "gli imputati non hanno nemmeno diritto all'assistenza legale".

I fatti tracciano un quadro ben diverso. In realtà gli individui accusati di aver organizzato gli attentati dell'11 settembre 2001 avranno il diritto di nominare i propri difensori, anche civili, di scegliere i periti di parte e di convocare testimoni a propria scelta, e anche di ricorrere in appello nei tribunali civili. Le udienze saranno pubbliche ma non teletrasmesse, come prevedono le norme processuali militari standard.

E' quanto emerge dalle dichiarazioni pubbliche fatte l'11/2/2008 in conferenza stampa dal Brigadier General Thomas Hartmann dell'USAF, consulente legale del Pentagono (più precisamente, consulente della Convening Authority presso l'Office Of Military Commissions del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti). La trascrizione integrale della conferenza stampa è disponibile presso Defenselink.mil. Il video della conferenza stampa è disponibile presso la BBC.

Hartmann ha infatti specificato che i processi si svolgeranno in modo "molto simile alla sequenza di eventi che ha luogo negli uffici legali militari migliaia di volte l'anno in tutto il mondo... l'accusa ha l'onere di dimostrare il caso oltre ogni ragionevole dubbio, che è lo standard applicato in tutti i processi statunitensi e in quelli penali militari." Durante la sessione di domande dei giornalisti, ha inoltre confermato che esiste la possibilità, per gli imputati, di rivolgersi in ultima istanza anche ai tribunali civili, specificamente alla Corte d'Appello di Washington, D.C.

Ha poi aggiunto che "ogni accusato ha i seguenti diritti: il diritto di restare in silenzio senza che da questo venga dedotto nulla di avverso; il diritto di essere rappresentato da un collegio di difesa militare e anche da un collegio di difesa civile da lui scelto, senza oneri di spesa per il governo; il diritto di esaminare tutte le prove usate contro di lui dall'accusa; il diritto di ottenere testimonianze e di chiamare testimoni, compresi i consulenti tecnici; il diritto di controinterrogare ogni testimone chiamato dall'accusa".

Altro che "non avranno diritto nemmeno all'assistenza legale": i complottisti dimostrano ancora una volta di disseminare con disinvoltura dicerie pateticamente infondate. Ma questo ormai lo sappiamo ed averne ulteriore conferma è tutto sommato poco importante.

Quello che è assai più importante è che questi diritti pongono una sfida fondamentale per l'intero movimento complottista: ora i sostenitori delle verità alternative avranno la possibilità di fare qualcosa di più che realizzare video, vendere libri, cappellini, magliette e gadget assortiti. Potranno offrirsi come difensori degli accusati e scagionarli esponendo in tribunale le loro ricostruzioni alternative degli eventi. Potranno anche partecipare con deposizioni, in video, e per telefono, ha precisato Hartmann.

Non solo: potranno anche presentarsi come consulenti tecnici. E a questo punto si pone il problema di chi, all'interno del movimento complottista, si potrebbe candidare come consulente tecnico credibile. David Shayler, quello che si crede la reincarnazione di re Artù? David Ray Griffin, il teologo che crede nel paranormale? Steven Jones, il fisico colto a presentare prove false (qui e qui) nelle sue conferenze? William Rodriguez, l'ex prestigiatore? James Fetzer, il filosofo? Nila Sagadevan, l'ex pilota afflitto da misticismo? Ho dimenticato qualcuno?

Emergerà insomma lampante il vero problema di fondo del cospirazionismo undicisettembrino: la totale, sconsolante, assoluta mancanza di un esperto di settore che sostenga le teoria alternative. Un bel problema, visto che, come dice Hartmann, "il giudice decide se i testimoni e gli esperti sono pertinenti al caso", e quindi è importante presentare qualcuno che sia, appunto, pertinente.

Anche sul versante degli avvocati il complottismo è messo maluccio. Certo, ci sarebbe Philip Berg, l'avvocato di William Rodriguez. Quello che ha depositato gli atti con un giorno di ritardo, facendo fallire il processo di Ellen Marian contro Bush. Un principe del foro, considerato che la data ultima di deposito era un tantino difficile da dimenticare: l'11 settembre 2003.

I vari Giulietto Chiesa, Andreas von Bülow, Jimmy Walter, Massimo Mazzucco, Tom Bosco e tutti gli altri sostenitori delle teorie alternative faranno qualcosa per difendere coloro che, secondo le loro tesi, sono degli innocenti? O invece resteranno a guardarsi l'ombelico e a proiettarsi i loro videoclip?

Coraggio, signori: è la vostra grande occasione per dimostrare che credete veramente a quello che dite.

Osama bin Laden indicato formalmente come mandante


Un altro aspetto interessante delle dichiarazioni di Hartmann è che viene fatto notare che le accuse specificano formalmente il ruolo di Osama bin Laden: "Le accuse asseriscono che Khalid Sheikh Mohammed fu il principale organizzatore degli attacchi dell'11 settembre, poiché ne propose il concetto operativo a Osama bin Laden sin dal 1996, ottenne l'approvazione e il finanziamento da Osama bin Laden per gli attacchi, supervisionò l'intera operazione e addestrò i dirottatori".

Tempistica e modalità del processo


Nella conferenza stampa, il portavoce del Pentagono Bryan Whitman ha inoltre fornito indicazioni sulla tempistica dei processi: per due dei detenuti a Guantanamo i processi inizieranno "nei prossimi mesi"; per altri è ancora in corso la procedura di valutazione.

Hartmann, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha chiarito che ci vorranno "almeno 120 giorni e probabilmente molti di più" prima che si assista a quello che s'intende comunemente per processo (l'acquisizione di prove di fronte a una giuria). Ha inoltre precisato che i sei imputati verranno probabilmente processati insieme, ma la decisione spetta al giudice.

Processo pubblico


Hartmann ha chiarito che ogni più piccolo elemento di prova "verrà esaminato dall'accusato, sottoposto al confronto, al controinterrogatorio e alla contestazione" e che l'intento è di "rendere i processi il più possibile aperti. Sono concepiti proprio per questo. Abbiamo avuto già oltre 100 giornalisti ad assistere alle commissioni... faremo ogni sforzo per rendere tutto aperto. Ci potranno essere circostanze limitate nelle quali verranno presentate prove coperte da segreto" ma le prove di questo genere sono "relativamente poche".

Non saranno permesse telecamere: "nel procedimento militare e nei tribunali federali non sono permesse teletrasmissioni delle udienze e quindi le udienze non verranno teletrasmesse", ha detto Hartmann. Ma i familiari delle vittime avranno modo di assistere alle udienze, secondo modalità simili a quelle del processo Moussaoui: "Stiamo lavorando a un modo per far arrivare delle immagini video alle famiglie in modo che possano vederle in un ambiente sicuro".

Se effettivamente verranno mantenute tutte queste garanzie e verrà seguito il criterio di desegretazione usato per il processo Moussaoui, nei prossimi mesi verrà resa pubblica una quantità travolgente di elementi, documenti e reperti che finora sono stati coperti dal segreto istruttorio. E a quel punto molti dei vuoti nei quali le teorie cospirazioniste tentano di piantare il seme del dubbio verranno colmati.

2008/02/21

Segnalazione link 11-Settembre

Nell'ottica di una sempre maggiore condivisione delle informazioni relative ai fatti dell'11 settembre, segnalo la pubblicazione nel blog 11-settembre dell'articolo Resistenza all'impatto del SFRM: prove balistiche.

WTC7: il fumo non proviene dagli edifici adiacenti

di Paolo Attivissimo

Ci sono in circolazione numerose immagini del WTC7 successive al crollo delle Torri Gemelle nelle quali si vede che l'edificio emana un'enorme quantità di fumo dalla sua facciata sud, quella rivolta verso le Torri crollate.

Questo fumo è una chiara indicazione di importanti incendi all'interno dell'edificio: incendi che, insieme alle lesioni subite dall'impatto delle macerie della Torre Nord, spiegano il suo crollo, avvenuto alle 17.20 dell'11 settembre senza che vi fosse stato alcun intervento significativo dei vigili del fuoco, già stremati dalle perdite subite nel crollo delle Torri.

Alcuni sostenitori delle tesi alternative hanno obiettato che in realtà il fumo che si vede nelle immagini (come quella mostrata qui sopra) non proviene dal WTC7, ma dall'adiacente WTC6. Ma le immagini del libro Above Hallowed Ground stroncano anche quest'ennesimo tentativo di negare l'evidenza e creare mistero a tutti i costi.

Qui sotto è mostrata la visuale da un elicottero dell'NYPD, dopo il crollo delle Torri Gemelle.


In basso a sinistra c'è il WTC7, e da questa angolazione è assolutamente evidente quale sia l'origine del fumo: i piani alti del WTC7. Anche il WTC6 fuma, ma genera una colonna separata. Lo si vede con estrema chiarezza in questo dettaglio dell'immagine precedente:


Lo stesso libro, poche pagine più avanti, mostra un'altra angolazione altrettanto inequivocabile (il WTC7 è a sinistra):


Ingrandiamo per vedere il dettaglio:


La fonte del fumo è chiaramente verificabile anche in quest'immagine tratta dal medesimo libro, nella quale il WTC7 è in basso a destra:


Ecco un ingrandimento dell'immagine precedente:


Le immagini confermano dunque le testimonianze dei vigili del fuoco e la ricostruzione tecnica del NIST e della FEMA, dimostrando ancora una volta che il cospirazionismo prospera soltanto fino a quando i fatti ne spazzano via le fandonie.

2008/02/18

Zerobubbole 16: Kevin Ryan descrive i test d'incendio del NIST. A modo suo

di Undicisettembre. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. L'articolo si riferisce al contenuto della versione di Zero presentata a ottobre 2007 alla Festa del Cinema di Roma.

Riprendiamo l'analisi del video Zero da dove l'avevamo lasciata, a circa 15 minuti dall'inizio. Parla ancora Kevin Ryan, ex dipendente di una società per il controllo delle acque potabili. C'entra qualcosa, questa sua qualifica, con l'ingegneria strutturale, con i collaudi antincendio, con i test metallurgici o con altre materie pertinenti all'11 settembre? Certo che no. Ma non lasciamoci distrarre da queste sottigliezze. Almeno Ryan non è uno dei testimoni di Zero che dice di essere la reincarnazione di Re Artù. Accontentiamoci.

KEVIN RYAN: Well, the floor models didn't collapse in the tests, and they were... these were in furnaces. If... testing furnaces much hotter temperature for longer periods of time, they still didn't collapse.

TRADUZIONE: Be', i modelli dei piani non crollarono durante i test, ed erano... questi erano dentro dei forni. Se... forni di collaudo a temperatura molto più alta per periodi più lunghi di tempo, non crollarono lo stesso.

Una volta tanto, l'affermazione di Kevin Ryan è formalmente corretta: ma detta così, senza contesto, sembra suggerire che la struttura del World Trade Center non possa essere collassata per l'intensità degli incendi e che quindi ci debbano essere state all'opera forze ben più potenti e misteriose.

La realtà è che neanche la ricostruzione definitiva del NIST sostiene che i solai collassarono al WTC. Dice che i solai si imbarcarono per il calore, ma con poche eccezioni (i solai colpiti dagli aerei) non collassarono: anzi, resistettero tanto da deformare le colonne perimetrali, tirandole verso l'interno. Furono quindi queste colonne perimetrali a cedere, come documentato anche fotograficamente. I test del NIST, insomma, corrispondono a quanto osservato al World Trade Center.

Gli autori di Zero forse non se ne sono resi conto, ma Kevin Ryan sta dicendo maldestramente che il NIST non ha mentito e che la ricostruzione "ufficiale" è esatta.

Zero, infatti, presenta questa frase di Ryan come se fosse un mistero e una contraddizione rispetto alla ricostruzione comunemente accettata: ma lo è soltanto per chi è rimasto abbarbicato alla primissima ipotesi tecnica, fatta prima che si rendessero disponibili i dati e le immagini delle inchieste. Va ricordato, infatti, che il collasso pre-crollo dei solai fu ipotizzato da alcuni tecnici soltanto inizialmente, ma non fa parte della ricostruzione tecnica definitiva.

Ryan sembra appunto rimasto fermo a questa versione obsoleta della ricostruzione tecnica. Il risultato è un'argomentazione fasulla, che tenta di presentare le posizioni avversarie in modo parziale e tendenzioso per poi farle sembrare implausibili: un altro straw man argument. E' come se in un processo per omicidio l'avvocato della difesa facesse notare alla giuria il fatto inquietante e misterioso che la vittima stranamente non presenta alcuna ferita da arma da fuoco, dimenticandosi che in realtà la causa della morte è un avvelenamento e che l'hanno capito tutti tranne lui.

Non c'è dunque nulla di sospetto nei risultati dei test del NIST su modelli fisici dei solai, documentati nelle 470 pagine del rapporto NIST NCSTAR 1-6B: semplicemente, e in estrema sintesi, i test chiariscono che la struttura dei solai del World Trade Center era davvero conforme alle norme antincendio vigenti (ASTM E 119) e si sarebbe imbarcata, senza cedere, in caso d'incendio senza impatti che ne avessero asportato la protezione antincendio. Questo è un fatto mostrato per esempio nella figura mostrata qui sotto, tratta appunto dal rapporto NIST.


L'imbarcamento del modello di solaio delle Torri Gemelle, rivestito dalla protezione antincendio a spruzzo, nei test fisici del NIST. Questo non è l'imbarcamento massimo raggiunto nel corso dei test. Immagine tratta dalla Figura 3-11 del rapporto NIST NCSTAR 1-6.

Si noti che l'imbarcamento mostrato in questa figura è circa la metà di quello massimo raggiunto nel corso dei test, perché il raffreddamento della struttura ha prodotto un parziale recupero di forma dopo il termine del test ("Note that, upon cooling, the test specimen recovered at least half of the deflection achieved during the test so deflections seen in Fig. 3-11 are considerably less than the deflections at the end of the test". NIST NCSTAR 1-6, pag. 49).

Come già accennato, va ricordato inoltre che i modelli dei solai utilizzati nei test avevano una differenza fondamentale rispetto agli originali: la loro protezione antincendio era intatta, mentre quella delle Torri Gemelle fu dilaniata dagli impatti degli aerei, denudando l'acciaio in un volume molto ampio (la sezione di penetrazione degli aerei) ed esponendo il metallo direttamente al calore degli incendi.

Questa differenza è spiegata anche nella sintesi pubblicata dal NIST a dicembre 2007 e disponibile in traduzione italiana:

...il NIST ha svolto una serie di quattro test d'incendio standard (Standard Fire Tests) (ASTM E 119), come dichiarato nel documento NIST NCSTAR 1-6B. Poiché le strutture di prova per tutti e quattro gli Standard Fire Test erano state protette con materiale ignifugo applicato a spruzzo (sprayed fire-resistant material, SFRM), non è stato possibile trarre delle conclusioni in merito alla risposta delle Torri del WTC agli incendi dell'11 settembre 2001, perché l'impatto degli aerei causò la presenza di acciaio privo di protezione nella zona colpita dagli incendi.


Quanti sarebbero i cospiratori del NIST?


Fermiamoci un attimo, perché il rapporto NCSTAR 1-6B del NIST citato qui sopra non solo descrive i test, ma a pagina 320 prende anche una posizione esplicita nei confronti delle teorie complottiste che pone a Kevin Ryan e soci un problema piuttosto interessante:

Il NIST non ha trovato alcuna prova a sostegno delle ipotesi alternative che suggeriscono che le torri del WTC siano state abbattute da una demolizione controllata usando esplosivi collocati prima dell'11 settembre 2001. Il NIST, inoltre, non ha trovato alcuna prova che missili siano stati lanciati verso le torri o le abbiano colpite. Fotografie e video ripresi da varie angolazioni hanno invece mostrato chiaramente che il crollo è iniziato in corrispondenza dei piani degli incendi e degli impatti e che il crollo è progredito dai piani d'inizio verso il basso, finché le nubi di polvere ne hanno coperto la vista.

Questa negazione senza mezzi termini delle teorie complottiste da parte del NIST comporta che i sostenitori delle teorie alternative devono accusare il NIST di mentire e quindi far parte della cospirazione. Ma si fa in fretta a dire "il NIST" e a dimenticarsi che dietro quella sigla e dietro il rapporto tecnico sul World Trade Center ci sono oltre 170 persone: rendiamocene conto elencando i loro nomi, tratti dal rapporto NIST.

Qualcuno è disposto ad accusare Shyam S. Sunder, il direttore delle indagini tecniche del NIST (foto accanto), di coprire consapevolmente gli autori della strage di quasi 3000 persone? Tutti gli individui elencati qui sotto sarebbero cospiratori?
  • Membri del National Construction Safety Team: S. Shyam Sunder (nella foto), Sc.D., Richard G. Gann, Ph.D., William L. Grosshandler, Ph.D., .S. Lew, Ph.D., P.E., Richard W. Bukowski, P.E., Fahim Sadek, Ph.D., Frank W. Gayle, Ph.D., John L. Gross, Ph.D., P.E., Therese P. McAllister, Ph.D., P.E., Jason D. Averill, J. Randall Lawson, Harold E. Nelson, P.E., Stephen A. Cauffman.
  • Personale tecnico del NIST: Mohsen Altafi, Robert Anleitner, Elisa Baker, Stephen Banovic, Howard Baum, Carlos Beauchamp, Dale Bentz, Charles Bouldin, Paul Brand, Lori Brassell, Kathy Butler, Nicholas Carino, Sandy Clagett, Ishmael Conteh, Matthew Covin, Frank Davis, David Dayan, Laurean DeLauter, Jonathan Demarest, Stuart Dols, Michelle Donnelly, Dat Duthinh, David Evans, Richard Fields, James Filliben, Tim Foecke, Jeffrey Fong, Glenn Forney, William Fritz, Anthony Hamins, Edward Hnetkovsky, Erik Johnsson, Dave Kelley, Mark Kile, Erica Kuligowski, Jack Lee, William Luecke, Alexander Maranghides, David McColskey, Chris McCowan, Jay McElroy, Kevin McGrattan, Roy McLane, George Mulholland, Lakeshia Murray, Kathy Notarianni, Joshua Novosel, Long Phan, William Pitts, Thomas Ohlemiller, Victor Ontiveros, Richard Peacock, Max Peltz, Lisa Petersen, Rochelle Plummer, Kuldeep Prasad, Natalia Ramirez, Ronald Rehm, Paul Reneke, Michael Riley, Lonn Rodine, Schuyler Ruitberg, Jose Sanchez, Raymond Santoyo, Steven Sekellick, Michael Selepak, Thomas Siewert, Emil Simiu, Monica Starnes, David Stroup, Laura Sugden, Robert Vettori, John Widmann, Brendan Williams, Maureen Williams, Jiann Yang, Robert Zarr, Jeffrey Fong, Glenn Forney, William Fritz, Anthony Hamins, Edward Hnetkovsky, Erik Johnsson, Dave Kelley, Mark Kile, Erica Kuligowski, Jack Lee, William Luecke, Alexander Maranghides, David McColskey, Chris McCowan, Jay McElroy, Kevin McGrattan, Roy McLane, George Mulholland, Lakeshia Murray, Kathy Notarianni, Joshua Novosel, Long Phan, William Pitts, Thomas Ohlemiller, Victor Ontiveros.
  • Esperti e consulenti del NIST: Vincent Dunn, Steven Hill, John Hodgens, Kevin Malley, Valentine Junker.
  • Dipartimento del Commercio e supporto istituzionale al NIST: Michele Abadia-Dalmau, Kellie Beall, Arden Bement, Jr., Audra Bingaman, Sharon Bisco, Phyllis Boyd, Marie Bravo, Craig Burkhardt, Paul Cataldo, Virginia Covahey, Deborah Cramer, Gail Crum, Jane Dana, Sherri Diaz, Sandra Febach, Susan Ford, James Fowler, Matthew Heyman, James Hill, Verna Hines, Kathleen Kilmer, Kevin Kimball, Thomas Klausing, Donna Kline, Fred Kopatich, Kenneth Lechter, Melissa Lieberman, Darren Lowe, Mark Madsen, Ronald Meininger, Romena Moy, Michael Newman, Gail Porter, Thomas O’Brian, Nualla O’Connor-Kelly, Norman Osinski, Karen Perry, Sharon Rinehart, Michael Rubin, Rosamond Rutledge-Burns, John Sanderson, Hratch Semerjian, Sharon Shaffer, Elizabeth Simon, Jack Snell, Michael Szwed, Kelly Talbott, Anita Tolliver, Joyce Waters, Teresa Vicente, Dawn Williams.

La cospirazione s'allarga


Non solo: ai membri del NIST sopra elencati si dovrebbero aggiungere, secondo le argomentazioni dei complottisti, i circa 120 membri delle seguenti società, enti e università che hanno collaborato direttamente con il NIST alle indagini e quindi devono per forza essere a conoscenza dei fatti e di una loro eventuale falsificazione. L'elenco completo, con tutti i nomi, è nel rapporto NIST.
  • Applied Research Associates, Inc.
  • American Airlines
  • Baseline, Inc.
  • Blanford Land Development Corporation
  • Carr Futures, Inc.
  • City of New York Fire Department
  • Computer Aided Engineering Associates, Inc.
  • DataSource, Inc.
  • GeoStats, Inc.
  • Gilsanz Murray Steficek LLP
  • Hughes Associates, Inc.
  • Isolatek International, Inc.
  • John Jay College
  • Laclede Steel
  • Leslie E. Robertson Associates, R.L.L.P.
  • Marsh & McLennan Companies
  • Metal Management Northeast, Inc.
  • National Fire Protection Association
  • National Research Council, Canada
  • NuStats, Inc.
  • Rosenwasser/Grossman Consulting Engineers, P.C.
  • Science Applications International Corporation
  • Siemens
  • Silverstein Properties
  • Simpson Gumpertz & Heger Inc.
  • Simpson, Thacher & Bartlett LLP
  • Skidmore, Owings & Merrill, LLP
  • State University of New York
  • Structural Engineers Association of New York
  • Teng & Associates, Inc.
  • The Boeing Company
  • Underwriters Laboratories, Inc.
  • University of Chicago
  • University of Colorado
  • University of Michigan
  • Wachtell, Lipton, Rosen & Katz
  • Williams & Connolly LLP
  • Wiss, Janney, Elstner Associates, Inc.

La cospirazione s'allarga ancora


KEVIN RYAN: So... a few months later, the government put out an update on their report. And they stated, not only that the floors did not collapse...

TRADUZIONE: Così... alcuni mesi dopo, il governo pubblicò un aggiornamento al loro rapporto. E dichiararono non solo che i solai non erano crollati...

Kevin Ryan a questo punto attribuisce al governo la paternità dei rapporti tecnici. Questo è errato e ingannevole: i rapporti sul crollo delle Torri Gemelle sono stati tutti realizzati dalle più prestigiose autorità tecniche indipendenti degli Stati Uniti. Dire che sono opera del "governo" è una bubbola, un tentativo di spersonalizzazione, che serve a nascondere la loro autorevolezza e instillare diffidenza nello spettatore, suggerendo che siano invece il parto autoritario di un politico o di un burocrate. Zero, in sostanza, vuol far credere che i rapporti tecnici siano null'altro che una velina di governo priva di fondamento scientifico.

Si potrebbe argomentare che le autorità tecniche statunitensi sono comunque legate al governo USA e quindi potrebbero scrivere quello che ordina loro il governo. Ma siamo nel campo della scienza, nel quale è difficile mentire senza essere prima o poi scoperti. I tecnici di tutto il mondo leggono i rapporti del NIST: se ci fossero fandonie, le scoprirebbero. Contar frottole sarebbe quindi non solo difficile, ma anche stupido.

Non solo: se si ipotizza che il NIST, la FEMA, l'ASCE, la UL e gli altri enti interessati abbiano pubblicato menzogne su istigazione governativa, occorre includere fra i membri perfettamente omertosi della cospirazione non solo tutti i partecipanti all'inchiesta del NIST, ma anche quelli di tutti questi enti, e poi anche tutti gli addetti ai lavori statunitensi e i loro colleghi in tutto il mondo. Compresi gli ingegneri strutturisti, gli architetti e i Vigili del Fuoco italiani, nessuno dei quali contesta i dati dei rapporti tecnici riguardanti l'11 settembre.

A questo punto, affermazioni come quelle di Giulietto Chiesa a Raitre, secondo il quale "bastano alcune centinaia" di persone per organizzare l'immensa, quadrupla cospirazione dell'11 settembre, assumono una connotazione perlomeno surreale.

Più in generale, nessun esperto di settore, in nessun paese del mondo, che abbia studiato i rapporti tecnici aggiornati degli eventi dell'11 settembre li ha messi in discussione (i più abili tra i lettori saranno tentati di citare l'ingegnere strutturista svizzero Jörg Schneider, che sostiene che "il WTC7, con grande probabilità, è stato abbattuto mediante esplosivi", ma Schneider dichiara di essere arrivato alla propria conclusione soltanto "esaminando vari video disponibili su Internet che mostrano il crollo dell'edificio" e leggendo "solo alcune parti" dei rapporti NIST e FEMA).

Anzi, la letteratura di settore ha utilizzato i disastri del World Trade Center e specificamente i rapporti NIST come base per nuove normative edilizie e nuove tecnologie di costruzione: si vedano, per esempio, la Local Law 26/2004, entrata in vigore il 24/6/2004, che modifica le norme edilizie nella città di New York; la descrizione delle modifiche ai progetti in corso del New York Times; o le nuove tecniche utilizzate per il grattacielo che sostituisce l'Edificio 7 del WTC.

Per esempio, l'International Building Code, la principale normativa statunitense per l'edilizia, è stata riveduta e aggiornata proprio sulla base delle raccomandazioni del NIST derivanti dallo studio dei crolli del World Trade Center.

I sostenitori delle teorie alternative, e Kevin Ryan in primis, non hanno alcuna giustificazione per quest'assoluta omertà degli addetti ai lavori. Possiamo seriamente pensare che gli ingegneri italiani, francesi, cinesi, cubani, nordcoreani accettino di tacere o di dire menzogne su comando del governo degli Stati Uniti?