2009/07/31

Esplosioni durante l'incendio delle Torri Gemelle. Quelle di Caracas

di Hammer e Mastrocigliegia

Una delle argomentazioni più ricorrenti avanzate da chi crede a ipotesi di complotto è che numerosi testimoni in fuga dalle Torri Gemelle in fiamme avrebbero sentito esplosioni durante la loro discesa per uscire dai due edifici. Queste esplosioni, secondo i complottisti, proverebbero la presenza di esplosivo nascosto nei due grattacieli di New York.

Non vogliamo certo mettere in dubbio le parole dei testimoni, ma basterebbe un po' di buon senso per capire che le esplosioni tipiche delle demolizioni controllate sono ben diverse da quanto avvenuto alle Twin Towers.

Nelle demolizioni controllate, per esempio, le esplosioni sono udibili a centinaia di metri di distanza, mente nei video dei crolli delle Torri Gemelle non si sente nessuna detonazione; producono sbuffi larghi quanto l'edificio stesso, non piccole fuoriuscite di fumo localizzate; avvengono all'altezza alla quale il palazzo si frantuma, non al di sotto; e si verificano durante il crollo, non decine di minuti prima che il collasso abbia luogo.

In realtà, anche senza esplosivi non è poi così strano che si verifichino delle esplosioni durante un incendio importante in un palazzo adibito a uffici.

Lo stesso fenomeno è infatti successo in un altro complesso di torri gemelle tormentate per ore da un incendio: il Parque Central di Caracas. Durante il lungo rogo del 18 ottobre 2004 che ne ha devastato la Torre Est si sono verificate diverse esplosioni. Ne riporta la notizia il giornale on-line Venezuelanalysys.com. L'articolo in questione dice:

"During the early morning hours, explosions could be heard as flammable material ignited as well as the explosion of windows that were reached by the fire."


Tradotto in italiano:

"Durante le prime ore del mattino si sono sentite delle esplosioni quando il materiale infiammabile ha preso fuoco e [si è udita] l'esplosione delle finestre raggiunte dal fuoco."


L'articolo citato indica anche chiaramente che le esplosioni si sono udite durante l'incendio, quando il calore prodotto dal materiale infiammabile surriscalda, fino a farli esplodere, i recipienti sotto pressione che sono comuni in un palazzo con uffici.

Rientrano in questa categoria, per esempio, gli estintori o le bombole di gas frigorigeno presenti in qualunque frigorifero o nelle macchine per la distribuzione di bibite o gelati. Ad essi aggiungiamo le bombolette di qualunque genere che ogni lavoratore può portare con sé come effetto personale. Se pure le esplosioni di queste ultime non hanno un effetto devastante come gli estintori, producono comunque uno scoppio udibile a distanza.

E' questo il materiale che è esploso al Parque Central, ed è questo che con ogni probabilità è esploso durante l'incendio al World Trade Center.

Lo studio dell'incendio al Parque Central riserva inoltre altre sorprese utili per chiunque voglia capire meglio quanto accaduto al World Trade Center. Il sito urru.org ha infatti pescato in Rete la foto che mostriamo qui a destra, in cui si vede una finestra esplosa, dalla quale esce del fumo, ben sotto i piani interessati dall'incendio.

E' normale: il fuoco incendia gli interni dell'edificio e si diffonde, e lo stesso fa il fumo. Ma lo stesso fenomeno avvenuto al World Trade Center viene additato dai cospirazionisti come prova della presenza di esplosivi.

Dell'incendio al Parque Central si è occupata anche la rivista specializzata "NFPA" che nel numero dell'aprile 2005 dedica alla vicenda l'articolo principale.

Dall'articolo apprendiamo che le parti più danneggiate della Torre Est del Parque Central furono proprio quelle in acciaio; lo stesso materiale il cui cedimento condannò il World Trade Center a un crollo inesorabile.

Dice infatti l'articolo, dopo aver descritto la struttura dell'edificio:

"During the fire, two steel decks partially collapsed; other than that, there was no collapse inside the building. However, deflection in some steel beams was severe."


Tradotto in italiano:

"Durante l'incendio, due solette di acciaio sono parzialmente crollate; a parte queste non ci sono stati altri crolli all'interno dell'edificio. Comunque, la flessione in alcune travi di acciaio è stata molto grave."


Questo prova ancora una volta che l'acciaio esce molto danneggiato da lunghi incendi. Del resto sono diversi i casi di strutture in acciaio crollate a causa di incendi, come spiegato qui e qui.

Il Parque Central, invece, non è crollato. L'incidente che lo ha riguardato è stato meno grave di quello delle Torri Gemelle di New York e soprattutto la struttura esterna dell'edificio è in cemento armato e non d'acciaio ricoperto di alluminio. Ciononostante, lo studio di quanto avvenuto dimostra ancora una volta che non c'è nessun mistero nell'incendio e crollo del World Trade Center.

A meno di non voler credere che ci fosse un complotto che avrebbe dovuto far crollare le torri del Parque Central, ma che i cospiratori venezuelani siano stati meno capaci dei colleghi statunitensi.

2009/07/06

Recensione: Perfect Soldiers

di John - www.Crono911.org

"Quando una persona si muove attraverso il mondo, lascia una traccia che può essere seguita".

Queste parole, tratte dalla prefazione del libro "Perfect Soldiers" (ISBN 978-0060584696), descrivono molto bene il compito che l'autore, Terry McDermott, si è preposto: scandagliare le vite dei terroristi che progettarono ed eseguirono i tragici attentati dell'11 settembre 2001.

McDermott, all'epoca giornalista per il Los Angeles Times, ha scritto questo libro tre anni dopo la tragedia, dopo aver viaggiato attraverso quattro continenti e 20 paesi nel mondo, dal 2001 al 2003, per raccogliere informazioni e testimonianze sugli attentatori e sui loro complici, conoscenti e parenti.

Dal punto di vista del debunking, è evidente il valore di questa ricerca, giacché da sola essa stronca senza possibilità di appello le fandonie di chi afferma che i diciannove dirottatori non siano mai esistiti o siano ancora vivi.

Per di più, le ricerche dell'autore si sono estese anche alle vite dei loro complici e degli organizzatori, e finiscono per costituire l'ennesimo macigno sulle responsabilità di Osama bin Laden, Khalid Sheikh Mohammed e gli altri personaggi implicati, nonché su quelle di al-Qaeda.

McDermott ha raccolto elementi e testimonianze su una cinquantina di personaggi che in qualche modo hanno avuto un ruolo negli attentati, oltre ai dirottatori.

Dal punto di vista storico, la ricerca è importante perché si è svolta a ridosso degli attentati, dal 2001 al 2003, quindi prima che i testimoni intervistati da McDermott potessero essere influenzati dalle informazioni rilasciate dal 2004 in poi a conclusione del lavoro d'inchiesta della Commissione 9/11 o al termine del processo Moussaoui, e si incastra con le indagini, pressoché contemporanee, del giornalista arabo Yosri Fouda (autore del libro "Masterminds of Terror"), a tutto vantaggio della verificabilità e dell'attendibilità di entrambi.

Perfect Soldiers è suddiviso in tre parti: la prima è dedicata ai dirottatori, la seconda agli organizzatori e la terza alla pianificazione ed esecuzione degli attacchi. Le appendici contengono alcuni documenti che è utile tenere a portata di mano (i proclami di bin Laden, il testamento di Atta, le istruzioni per i dirottatori). Il tutto è completato da una esauriente elencazione delle fonti e da un prezioso indice analitico, oltre a un certo numero di fotografie in bianco e nero, alcune delle quali poco note o inedite.

Le ricerche di McDermott sono oggi in gran parte superate dalle ricostruzioni e indagini contenute nelle decine di migliaia di documenti che dal 2004 in poi sono stati oggetto di pubblicazione e desegretazione, rispetto ai quali rappresentano una ulteriore conferma della conoscenza fattuale di cui disponiamo. Nondimeno, da esse emergono spunti di riflessione interessanti.

Il ruolo di bin Laden nell'organizzazione degli attentati, per esempio, si arricchisce di alcuni particolari che lasciano intendere un coinvolgimento che andò ben oltre l'approvazione e il finanziamento del piano proposto da Khalid Sheikh Mohammed. Il leader di al-Qaeda spinse per accelerare i tempi e impose che i dirottatori fossero quasi tutti sauditi. Bin Laden avrebbe voluto anche che il quarto obiettivo fosse la Casa Bianca, ma Atta ritenne che sarebbe stato troppo difficile colpire quel bersaglio e preferì puntare al Campidoglio, in un giorno in cui il Congresso era riunito.

McDermott fa poi notare che la sezione speciale allestita dalla CIA nel 1996 per tracciare bin Laden fu la prima iniziativa del genere compiuta da quell'agenzia nei confronti di un singolo individuo, a testimonianza del fatto che la gravità della minaccia era stata ben percepita.

Un altro elemento, da tempo disponibile al pubblico ma spesso trascurato, sta nelle istruzioni fornite ai dirottatori, che McDermott attribuisce ad Abdulaziz al-Omari e non ad Atta. Dall'esame di questo documento si evince che i terroristi avrebbero dovuto portare con sé, nei propri bagagli caricati sugli aerei, tutti i propri effetti e documenti personali. Non si trattò, quindi, di una circostanza "strana", ma di una precisa decisione operativa.

Inoltre, l'arma di ciascun terrorista è indicata con il termine "coltello". Si tratta anche questo di un particolare molto significativo, perché è d'uso – quando si parla degli attentati – fare riferimento a "19 terroristi armati di taglierini". In realtà quello dei "taglierini" (o peggio "tagliacarte") è un mito che fonda più sulle superficiali cronache dei media che su fatti reali.
Difatti, le telefonate fatte da passeggeri e membri di equipaggio dei voli dirottati parlarono quasi sempre di coltelli: solo in un caso l'interlocutore parlò di taglierini, ma questo è il termine che – immotivatamente – è stato diffuso a livello mediatico.

L'autore si sofferma a considerare il contesto sociale dal quale provennero i dirottatori, in particolare i muscle hijacker: un contesto povero, senza valide prospettive economiche, nel quale le moschee rappresentavano l'unico centro di aggregazione e quindi un punto ideale di indottrinamento e di arruolamento di giovani che non vedevano futuro migliore davanti a sé.
La riflessione è particolarmente importante, perché di tenore analogo a quello di alcune considerazioni contenute nel Rapporto Finale della Commissione d'inchiesta sull'11 settembre, secondo cui la povertà e la depressione sociale ed economica di ampie aree islamiche è il principale bacino che alimenta il terrorismo integralista.

In conclusione, la lettura delle 330 pagine di "Perfect Soldiers" si rivela ancora utile nonostante il tempo trascorso dalla sua stesura (2003-2004) e pubblicazione (2005).

Il costo di copertina dell'edizione che abbiamo recensito (acquistata dall'Inghilterra) è di 12,99 sterline, ma il volume può essere facilmente reperito sul Web per una decina di euro.

2009/07/03

Perché i voli AA77 e AA11 non risultano nei registri l'11/9?

di Paolo Attivissimo

Vi sono coloro che sostengono che due dei voli dirottati l'11 settembre 2001, ossia il volo AA11 (che colpì il World Trade Center) e AA77 (che colpì il Pentagono), non figurino nei registri ufficiali e quindi non siano mai esistiti, e che pertanto la versione impropriamente definita "ufficiale" degli eventi sia falsa.

L'idea sembra essere partita da Gerard Holmgren nel 2005 in questo articolo, nel quale Holmgren sostiene anche che tutte le riprese televisive degli attacchi sono false, ed è stata ripresa in italiano per esempio qui in un articolo attribuito a Peter Meyer.

Prima di approfondire la questione dal punto di vista tecnico, occorre porsi una domanda di logica e buon senso: come mai gli organizzatori della messinscena, dopo tanta fatica nel preparare minuziosamente gli eventi, sarebbero stati così stupidi da non alterare i registri (consultabili da chiunque) e lasciare quindi in bella vista una prova del loro misfatto?

Ma esaminiamo le asserzioni di Holmgren/Meyer. Secondo loro, il sito dell’agenzia statunitense dei trasporti (BTS.gov) include una pagina dedicata alle statistiche delle partenze nella quale, selezionando "Scheduled departure time" (ora prevista di partenza), l'aeroporto di Newark, NJ, la compagnia American Airlines e la data dell'11 settembre 2001, risulta che i voli AA11 e A77 hanno un numero identificativo (tail number) "ignoto" (UNKNOW, senza la N finale) e un'ora di decollo pari a "00.00".

Sempre secondo le tesi di Holmgren/Meyer, nel novembre 2003 questi stessi voli erano indicati con "nessun dato per destinazione, orario previsto, N. coda, orario decollo". La loro conclusione è questa: "L’implicazione è che, l’11 settembre 2001, i voli AA 11 e AA 77 non sono esistiti."

Le argomentazioni proseguono con ulteriori analisi di queste statistiche, ma l'errore di queste tesi è già evidente nella parola ricorrente "statistiche": un archivio di statistiche viene usato come se fosse un registro dei voli effettuati. Non lo è. Basta leggere il regolamento dell'archivio per capire che i dati immessi non coincidono necessariamente con quelli effettivi, per ragioni amministrative e compilative.

Infatti se si effettua un controllo su altri voli dell'11 settembre 2001 si ottengono risultati come questo, riferito all'aeroporto Logan di Boston (dal quale partì AA11) e alla American Airlines: decine di altri aerei, oltre ad AA11, con orari di partenza "00:00" e con identificativo "UNKNOW".



Lo stesso vale per i voli American Airlines dall'aeroporto di Washington Dulles (dal quale partì AA77): l'11 settembre 2001 sono più numerosi i voli con "UNKNOW" e orario di partenza "00:00" di quelli con dati completi. Anche cambiando compagnia, per esempio la Delta, si ottengono ben 14 voli con orari di partenza "00:00". Idem per la Delta, la US Airways e la United all'aeroporto di Boston Logan, e così via. Difficile pensare che questo voglia dire che tutti quei voli non sono esistiti.

Occorre usare, fra l'altro, una procedura aggiornata rispetto a quella descritta nell'articolo: si va alla pagina delle On-Time Statistics (statistiche di puntualità), si clicca su Departures (partenze), si sceglie All statistics oppure Actual departure time, l'aeroporto di partenza, la compagnia aerea e la data dell'11 settembre 2001.

In altre parole, i sostenitori di questa tesi non hanno fatto quello che ogni buon ricercatore deve fare: chiedersi se la presunta anomalia che crede di aver trovato possa essere spiegata in altro modo. E magari non sia affatto un'anomalia, ma lo sembri soltanto perché i dati sono stati esaminati usando il paraocchi dei preconcetti.