2010/07/05

World Trade Center: intervista a un ufficiale di polizia di New York

di Hammer. L'originale inglese di questa intervista è disponibile qui.

In seguito all'11 settembre, i lavori di sgombero e salvataggio impiegarono le forze dell'ordine, i vigili del fuoco e i volontari che si misero a disposizione per lunghi mesi di duro lavoro. Di queste fasi si conosce poco, in quanto i media generalisti dedicarono poco spazio al racconto di queste fasi cruciali.

Per colmare questa lacuna, Undicisettembre propone l'intervista a un ufficiale della Polizia di New York, che ha cortesemente accettato la nostra proposta di rispondere ad alcune domande. L'ufficiale da noi intervistato si chiama Jacqueline Padilla Curcio (citata con il suo permesso) ed è la moglie del pompiere Lenny Curcio da noi intervistato nello scorso mese di febbraio.

Questo racconto personale e toccante contribuisce in modo significativo a smentire vari deliri complottisti, come quelli che vorrebbero che le colonne tagliate ad angolo visibili in alcune fotografie (come quella qui accanto) sarebbero la prova del piazzamento di esplosivi o di altre sostanze distruttive all'interno delle Torri Gemelle.

Ringraziamo Jacqueline Padilla Curcio per la sua cortesia e disponibilità.

Undicisettembre: Cosa ricordi, in generale, della tua esperienza dopo l'11/9? Puoi farcene un breve racconto?

Jacqueline Padilla Curcio: L'11/9/2001 ero a casa e sono stata "mobilitata" dal New York Police Department per entrare in servizio alla stazione a cui appartenevo. Ero assegnata da molti anni agli Affari Sociali (Community Affairs) e venivo impiegata per fornire assistenza ai vari incarichi. Il 12/9 fui assegnata al sito del WTC per fare da tramite per i rapporti fra le agenzie e per le assegnazioni di responsabilità e dispiegamento.

Rimasi a Ground Zero per quattro settimane, talvolta aiutando nei lavoro di sgombero e salvataggio. A quel tempo e per i tre mesi successivi fui assegnata ad una struttura temporanea su un molo vicino alla West Side Highway, a nord di Ground Zero, per aiutare a gestire le migliaia di familiari delle vittime del WTC, sia civili che non civili.

La struttura temporanea era dotata di tutto il necessario per alleviare la situazione di queste famiglie in lutto. Fu un incarico emotivamente molto impegnativo, che si protrasse fino a poco prima di Natale. Nel corso degli anni abbiamo ricevuto un addestramento continuo e ci è stato fatto ricordare quel giorno. In tutto il materiale video e in tutte le informazioni interne che ci sono state passate come ufficiali sotto giuramento non è mai stato menzionato o discusso che ci fossero complotti riguardanti questo evento devastante. Spero che quest'informazione sia utile.


Undicisettembre: Cosa puoi dirci dei giorni successivi? Cosa faceste e cosa successe dopo l'11/9 mentre lavoravate alla ricerca e al salvataggio?

Jacqueline Padilla Curcio: Fummo mandati a Ground Zero per turni di 12 ore. Molti agenti lavoravano sulla catasta di macerie per effettuare ricerca e salvataggio, ma loro erano stati già addestrati con equipaggiamento specifico. Io dovevo dirigere uno dei tanti centri di comando temporanei che erano stati allestiti lungo il perimetro. Per via della macerie, era fisicamente impossibile raggiungere un altro centro di comando temporaneo senza effettuare lunghe deviazioni. Questa era la ragione per cui c'erano molti centri di comando temporanei.


Undicisettembre: Sei direttamente a conoscenza di qualcuno che sia stato estratto vivo dalle macerie?

Jacqueline Padilla Curcio: No.


Undicisettembre: Tu partecipasti ai soccorsi. Cosa puoi dirci dei soccorritori e del lavoro che stavano facendo?

Jacqueline Padilla Curcio: La polizia, i pompieri e altri volontari equipaggiati lavorarono in un ambiente pericoloso, tossico e carico di stress. Lo fecero nonostante quelle condizioni, per recuperare i resti delle vittime per quelle famiglie addolorate. Sono gli eroi silenziosi.


Undicisettembre: Sentisti raccontare da qualche tuo collega del ritrovamento di rottami o qualunque cosa che provenisse dagli aerei? I primi racconti della stampa sostenevano che grosse parti della cabina di pilotaggio fossero state ritrovate, ma in seguito non se ne seppe più nulla. Sarebbe utile chiarire questo punto.

Jacqueline Padilla Curcio: Non so quali altre prove possano essere portate oltre al racconto di mio marito, ma fu trovato uno strapuntino (jump seat) con un corpo carbonizzato e a quanto pare legato, che si ritiene appartenesse a un assistente di volo.


Undicisettembre: Vedesti questo reperto di persona o ti fu riferito? Scusa la domanda, ma abbiamo visto molti resoconti di questo specifico ritrovamento nei giornali ma mai un racconto di prima mano, e stiamo cercando di autenticare la notizia. Purtroppo ci sono molte voci macabre, diffuse poco dopo l'11/9, che successivamente si sono rivelate dicerie.

Jacqueline Padilla Curcio: Non vidi di persona lo strapuntino. Mio marito me ne parlò perché lui l'aveva visto all'obitorio. Per via della sua esperienza nel ramo investigativo, fu assegnato all'obitorio per due giorni, per documentare le identità e gli effetti personali recuperati dei vigili del fuoco e degli agenti di polizia ritrovati. Mentre era lì, vide personalmente il corpo carbonizzato nello strapuntino che veniva esaminato da un'altra squadra. Dopo aver impostato un sistema di documentazione, fu riassegnato a Ground Zero. Credo che questa sua mansione temporanea ebbe luogo il terzo o quarto giorno, oppure il quarto e il quinto.


Undicisettembre: Cosa puoi dirci delle famiglie delle vittime? Quale fu il loro atteggiamento nei confronti della situazione e del lavoro che stavate facendo?

Jacqueline Padilla Curcio: Le famiglie erano devastate. Non solo dagli orribili eventi, ma anche dalla sensazione di non vedere una conclusione. Attendere mesi per recuperare un brandello di cadavere e celebrare un funerale dopo così tanto tempo sfinì emotivamente le famiglie delle vittime.


Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie del complotto che sostengono che l'11/9 fu un "inside job"? La maggior parte di queste teorie sostiene che le Torri furono demolite intenzionalmente con esplosivi; alcune di queste sostengono addirittura che nessun aereo si sia mai schiantato nelle Torri e che i video che lo dimostrano siano fasulli. Qual è la tua opinione?

Jacqueline Padilla Curcio: Chi si è impegnato così tanto a discutere di teorie del complotto sembra avere molto bisogno di attenzione. Anche se sono dotati, questi autori non hanno alcun diritto di mettere in dubbio gli eventi di quel giorno se non erano presenti.

Degli aerei colpirono davvero quegli edifici: è un dato di fatto. Io ho resoconti di prima mano dei servizi di assistenza alle vittime prestati alle famiglie lasciate da coloro che morirono in quegli “aerei immaginari” e nelle Torri. Questo fu tutt'altro che un "inside-job" e, sì, gli aerei si schiantarono davvero contro le Torri del WTC.


Undicisettembre: Cosa pensano i tuoi colleghi di queste teorie del complotto? Sono irritati, indifferenti? Le teorie del complotto sono diffuse tra gli agenti di polizia di New York?

Jacqueline Padilla Curcio: Non ho mai sentito parlare di queste “teorie di complotto” né tra il personale del Dipartimento di Polizia né come civile. Nonostante io abbia avuto accesso a molte informazioni riservate durante quel periodo, non ricordo nessuna discussione riguardante questi complotti.


Undicisettembre: Hai mai incontrato qualche sostentitore delle teorie di complotto e provato a discuterci? Se sì, come è andata e quali sono le tue impressioni su questa gente? Hai trovato una spiegazione del perché queste teorie dell "inside job" sembrano così persistenti?

Jacqueline Padilla Curcio: Non ho mai incontrato nessun sostenitore di tesi di complotto riguardanti il WTC né ho mai discusso l'argomento.


Undicisettembre: Tra i sostenitori delle teorie del complotto si parla molto delle colonne del WTC trovate tagliate diagonalmente. Sostengono che sia un effetto dei presunti esplosivi. Una spiegazione più plausibile è che le colonne furono tagliate durante le operazioni di soccorso per evitare che cadessero sui soccorritori. Vedesti operazioni di taglio di questo genere? Se sì, puoi darci qualche dettaglio (per esempio, quando, dove e chi fece il taglio) per smontare questo mito?

Jacqueline Padilla Curcio: Ho visto molti luoghi dove si erano verificate esplosioni. In quei luoghi non ho mai visto travi tagliate ad angolo. Ciò che posso dire è che, a parte i soccoritori, il più grande contigente di lavoratori sulle macerie erano gli addetti alla lavorazione dei metalli. Queste squadre lavorarono febbrilmente per mesi, tagliando l'acciaio con i cannelli, di solito con tagli inclinati così che la parte tagliata cadesse lontano da loro. Altri tagli orizzontali furono effettuati nei pezzi più grandi d'acciaio mentre erano agganciati a una gru.


Undicisettembre: Non ti chiediamo di violare le norme di riservatezza, ma è corretto presumere che ci siano molte foto dei lavori di ricerca e salvataggio che non sono state rilasciate al pubblico per discrezione e rispetto per le vittime?

Jacqueline Padilla Curcio: Non lo so, personalmente, ma azzeredrei che possa essere andata così dopo che il sito era stato messo in maggiore sicurezza. Nelle prime fasi, foto orribili furono pubblicate ovunque su Internet.


Undicisettembre: Credi che l'inevitabile autocensura verso le immagini più scioccanti dell'11/9 abbia contribuito a fuorviare rispetto alla reale entità della tragedia, rendendo più facile credere alle varie asserzioni di messinscena? Per esempio, molte persone guardano le immagini del WTC e del Pentagono e le trovano irreali in quanto mancano corpi o parti di aereo o effetti personali. Credi che rilasciare alcune queste immagini, come è successo per le vittime del Pentagono durante il processo Moussaoui, metterebbe a tacere i dubbiosi (non i complottisti, ma chi ha dei dubbi) o renderebbe la devastazione dell'11/9 più comprensibile al pubblico?

Jacqueline Padilla Curcio: Non credo che una o più foto possano dare certezze definitive a chi non crede. Questo è successo indiscutibilmente al WTC e al Pentagono. La devastazione e la distruzione che si verificano in collisioni di questa grandezza lasciano intatti ben pochi elementi di prova, che possono sfuggire a occhi inesperti.


Undicisettembre: Se si presentasse l'occasione, saresti disponibile a discutere con un complottista, per esempio in un incontro pubblico o per un documentario?

Jacqueline Padilla Curcio: Per quanto mi piacerebbe farlo, non me la sentirei di dare a un complottista un pulpito dal quale diffondere le sue informazioni carenti e negative. Secondo la mia opinione professionale, si presenterebbero con una ridda di resoconti di persone non qualificate e con carte firmate, mappe e magari anche foto. Tutto questo può essere falso e fuorviante. Il pubblico potrebbe avere da me solo il mio racconto in prima persona, ma la gente sembra nutrirsi di negatività.


Undicisettembre: Questa esperienza come ha cambiato il tuo modo di essere un agente di polizia? Ti ha dato una nuova visione del tuo compito di proteggere la gente e rendere più sicura la tua città?

Jacqueline Padilla Curcio: C'è maggiore attenzione alla sicurezza da quel giorno. L'addestramento tradizionale ha ceduto il passo alla formazione sulla vigilanza antiterrorismo. C'è più responsabilità ed è richiesta vigilanza, cosa che oggigiorno è conforme alle esigenze.


Undicisettembre: Questa esperienza come ha cambiato la tua vita quotidiana?

Jacqueline Padilla Curcio: La vita quotidiana è tornata a un certo livello di normalità. Ma non dimenticheremo mai quel giorno e vivremo le nostre vite indagando sempre ciò che fanno gli altri. Con il passare del tempo, la mia paura è che la prossima generazione dimenticherà e diventera vulnerabile nei confronti di coloro che odiano la nostra libertà.


Undicisettembre: Credi che la nazione e il suo popolo si siano ripresi dalla tragedia? Hai l'impressione che la nazione viva ancora nella paura, o che abbia recuperato la sua posizione mondiale?

Jacqueline Padilla Curcio: Non credo che questa nazione viva nella paura costante. Ciò che questa nazione sa, come dato di fatto, è che è vulnerabile al terrorismo e che questo può accadere di nuovo. La nazione e tutti i servizi di emergenza devono rimanere vigili nei propri compiti di proteggere e servire. Questo significa maggiore consapevolezza e formazione costante per rilevare le avvisaglie di minaccia, quindi un nuovo modo di gestire i compiti di polizia rispetto a prima dell'11/9. Credo che viviamo nella nazione più grande del mondo e la nostra posizione di spicco resterà sempre sopra e oltre ogni cosa.