2017/04/17

Gli scambi di identità di Salem al-Hazmi

di Hammer

Uno degli argomenti più frequenti di chi sostiene le teorie del complotto sugli attentati dell’11/9 è quello secondo cui i terroristi furono identificati troppo in fretta dagli inquirenti e che alcuni, se non tutti, dei 19 dirottatori fossero in realtà ancora vivi dopo gli attacchi.

È abbastanza ovvio che chi sostiene queste teorie ignora un concetto molto semplice: cioè che al mondo esistono le omonimie e che quindi persone diverse possono avere lo stesso nome. Se il buon senso non basta, come spesso accade con i complottisti, si rende necessario analizzare in dettaglio cosa è accaduto in realtà durante l'identificazione degli attentatori.

Un esempio di questo riguarda l'identificazione di Salem al-Hazmi, uno dei muscle hijackers (dirottatori col compito di usare la forza per prendere il controllo) del volo American Airlines 77 che si schiantò contro il Pentagono.

L’FBI diffuse la prima lista dei presunti dirottatori il 14 settembre del 2001 e pochi giorni dopo, il 19 settembre, il Washington Post riportò che il capo dell'ambasciata saudita degli USA avrebbe detto che l’uomo indicato come Salem al-Hazmi era in realtà un impiegato presso uno stabilimento petrolchimico di una società governativa a Yanbuʿ in Arabia Saudita.

L'ambasciata aggiunse che all’uomo era stato rubato il passaporto anni prima al Cairo e che probabilmente il terrorista aveva compiuto un furto di identità per assumere quella del saudita che viveva tranquillamente in patria. Il 19 settembre il quotidiano saudita Al-Sharq Al-Awsat pubblicò un articolo in cui mostrava la foto di Ibrahim Salem al-Hazmi, che si riteneva accusato ingiustamente di essere uno dei dirottatori.

Tuttavia, contrariamente a quanto scritto nell'articolo del Washington Post linkato in precedenza, stando alla traduzione proposta da Google Translate del testo originale in arabo, la seconda foto non mostra il presunto terrorista che ha rubato l'identità a Ibrahim Salem al-Hazmi, ma il medico al-Bader al-Hazmi (che quindi condivide il cognome con il terrorista e con l’impiegato saudita), che in quei giorni era stato ingiustamente arrestato negli USA perché aveva usato in alcune occasioni il nome Khalid al-Mihdhar, incappando così in uno scambio di persona con un altro terrorista anch’egli dirottatore del volo American Airlines 77. Di questo grave errore di identificazione parla, tra l'altro, il medesimo articolo del Washington Post che cita il quotidiano saudita.

Le due foto pubblicate da Al-Sharq Al-Awsat il 19/9/2001

Una volta rilasciato il medico e riconosciuto l’errore, l’FBI non capì subito che si trattava di un’omonimia, ma pensò dapprima a un furto di identità ai danni del medico.

Il 20 settembre Al-Sharq Al-Awsat ribadì il concetto ripetendo che al-Hazmi era ancora vivo e che il terrorista suicida era un’altra persona.

Nonostante la confusione generata dai numerosi scambi di persona, dopo che l’FBI divulgò la lista definitiva dei dirottatori il 28 settembre, l’Arabia Saudita dovette ammettere che 15 dei 19 uomini del commando erano effettivamente sauditi. Tuttavia tale conferma arrivò solo a febbraio del 2002.

Un episodio di questo tipo, e se ne sono verificati molti durante l’identificazione dei 19 dirottatori, dimostra ancora una volta che le teorie complottiste si basano spesso su molta ingenuità e sull’ignorare fatti ovvi: come quello che al mondo esistono casi di omonimia.

2017/04/01

Nota sulle foto “inedite” del Pentagono segnalate dai media

di Paolo Attivissimo

Numerosi media generalisti, italiani e stranieri, hanno lanciato la notizia di una serie di foto “inedite” riguardanti i danni prodotti dall’attacco al Pentagono dell’11 settembre 2001.

Le foto sono in realtà tutt’altro che inedite: risalgono almeno al 2011, come documenta questo nostro articolo di quell’epoca. Una di esse, inoltre, fu pubblicata nel libro Pentagon 9/11 dieci anni fa, nel 2007.

Maggiori informazioni sulla causa di questo diffuso errore giornalistico sono in questo articolo su Disinformatico.info.