2007/10/14

Frana nelle Dolomiti: polverizzazione come al WTC

di mother

Una frana di circa 60.000 metri cubi si è staccata da un costone della Cima Una (2.598 metri) in val Fiscalina, presso Sesto Pusteria, sfracellandosi al suolo in un ghiaione dopo circa un centinaio di metri di caduta libera.


Una ridente vallata è stata così trasformata in un paradiso bianco, colore della dolomia che, in polvere, ha ricoperto tutto, dalla vegetazione al vicino paese.


Grazie al servizio di telecamere istituito dalla regione autonoma del Trentino Alto Adige per incentivare il turismo (webcam piazzate in punti strategici con libertà di movimento per vedere sia le situazioni metereologiche il mattino, in appositi servizi su reti locali o via internet, sia per vedere l'innevamento delle piste da sci in inverno) è stato quindi possibile tracciare l'evoluzione della nuvola di polvere liberatasi dalla frantumazione degli elementi che componevano la frana. Nel caso di Sesto si può fare riferimento a questo sito.


La diffusione della polvere e le vaste proporzioni sono visibili nell'accostamento di questi tre scatti o in quest'immagine di Studio Aperto, primo TG a dare la notizia:


Altre immagini mostrano in seguito la coltre depositatasi dappertutto e i primi tentativi di pulire le aree d'interesse.



Il primo articolo uscito su Studio Aperto.
La frana di oggi su Cima Una, nelle Dolomiti di Sesto, è sicuramente un fenomeno di grandi proporzioni, ma che ha avuto molti precedenti. Le Dolomiti, dal nome del geologo francese Deodat de Dolomieu, sono infatti una roccia franosa. Nell'estate 2006 il fenomeno fu particolarmente intenso. Sulla Punta delle Dodici, in val Badia, circa 100 mila metri cubi di roccia si staccarono dalla parete, ai piedi della quale sorge l'abitato di Longiarù... Anche nell'estate del 2004 si era verificato un crollo di parete sulla Punta delle Dodici, alta 2.384 metri. La cima del Piccolo Cir, montagna sopra passo Gardena, era crollata durante un violento temporale. Particolare clamore aveva invece suscitato la caduta, il primo giugno del 2004, di una guglia del gruppo delle Cinque Torri, sopra Cortina: si trattava della torre Trephor, una formazione staccata rispetto alla Quarta Bassa, una delle 'dita' più corte del celebre gruppo roccioso, in realtà formato non da cinque, ma da una decina di guglie. Sempre nel 2004, era franato un grosso spuntone di roccia, alto un'ottantina di metri, dalla Forcella dei Ciampei sui monti tra la Val Gardena e la Val Badia. Nell'estate del 2005 crolli erano stati registrati alla Tofana del Rozes e alla Cima del Pomaganon, nella conca ampezzana. Con un salto di circa 400 metri, la roccia si era sgretolata lungo le pareti della Cima, la montagna di 2.420 metri di quota sopra Cortina. Basta però uno sguardo sui grossi ghiaioni ai piedi delle pareti dolomitiche per rendersi conto che i crolli ci sono sempre stati e che proprio essi hanno reso le Montagne pallide tanto uniche e belle.

''Sembrava una scena come quando sono cadute le Twin Towers a New York''. Lo hanno detto due turisti tedeschi che si trovavano ai piedi di Cima Una quando è caduta la grossa frana dolomitica... è caduta un'intera torre alta 100 metri che alla base misurava 20 metri per trenta. Hellweger ha detto che la scena è stata impressionante, con una nube gigantesca che pian piano è scesa dalla cima verso la vallata circostante. ''La grande quantita di polvere - ha spiegato - è stata causata dall'alto contenuto di talco che caratterizza la roccia dolomitica''. La nuvola bianca è stata accompagnata da un forte boato causato dallo schianto delle rocce. (link)
Il confronto di quest'immagine con quanto avvenuto l'11 settembre 2001 al WTC viene spontaneo. 60.000 metri cubi di materiale, pari a 60.000.000 di decimetri cubi, a seconda della densità della roccia (la si può supporre fra il valore dell'acqua, 1 Kg/dm^3 e 10 Kg/dm^3, quando per esempio l'acciaio è di 7.8 Kg/dm^3) fornisce una massa di materiale staccatosi fra le 60.000 tonnellate (se fossero acqua) e le 600.000 tonnellate (nel caso la roccia pesasse più dell'acciaio).

Si ricorda che ogni singolo edificio delle Torri Gemelle veniva stimato fra le 500.000 e 600.000 tonnellate.

L'immagine del TG5 che documenta il bosco riempito di polvere bianca ricorda appieno le situazioni di panico viste per Ground Zero e buona parte di Manhattan, finita nell'ombra a seguito del crollo del WTC1-2.


Un video di esempio è visibile qui.


Viene quindi in mente Jeff King, che in Confronting the evidence, trasmesso a settembre 2006 da RaiTre, aveva discusso con la platea sull'impossibilità della formazione di un fenomeno di polverizzazione del WTC e della necessità che ciò comportasse la presenza di esplosivi nell'edificio per demolirlo:
La prima cosa che ho fatto è stato parlare con un mio collega dell’esercito che si è occupato di molte demolizioni e costruzioni. Gli ho mostrato i video del fatto, quelli disponibili per il pubblico. Lui mi ha subito fatto notare delle piccole nuvolette di fumo che all’inizio uscivano dagli edifici, segno evidente di una demolizione controllata....Una delle cose secondo me più indicative, sono le grosse nuvole di fumo denso che avviluppavano la zona che attraversavano il fiume, fino quasi al New Jersey. Questo genere di flusso è conosciuto bene in fisica e succede solo in due casi in maniera naturale. Il primo, nelle eruzioni vulcaniche, quando una quantità di lava all’improvviso esplode nell’aria dividendosi in piccole particelle. Nel secondo caso si parla di torpidità delle correnti. Questo avviene lungo i bordi del continente dove fango o sedimenti cadono, rimanendo a galla sull’acqua. Nella fase iniziale del crollo, nei primissimi momenti, si vedono queste nubi dense, espulse a velocità altissima. Sono dense perché corrono verso il basso diventando parte di un flusso più grande. Ci stanno dicendo che il cemento è saltato in aria, è esploso, e poi è stato espulso, mentre i piani crollavano uno sull’altro. Non è una dinamica molto plausibile ma non ho ancora sentito nient’altro per spiegarlo. Parecchie persone presenti sul posto ci hanno detto che c’erano pochi pezzi di cemento, ma che la polvere era in gran parte cemento. Sappiamo che si sono polverizzati anche i metalli dei chip contenuti nei computer, perché sono stati trovati nella polvere, in particelle molto piccole, generalmente nell’ordine di meno di cento micron in diametro. Quindi c’è un problema di dinamica su cosa, durante il crollo, abbia potuto polverizzare tutte queste cose. (link sito di Report)
Altri siti, meglio ancora, arrivano alla conclusione che l'energia gravitazionale era persino insufficiente a permettere l'espansione della nuvola di polvere (utilizzando equazioni per sistemi chiusi con gas ideali, inutili per descrivere gas non ideali mescolate a particelle solide in sospensione in sistemi aperti):
The amount of energy required to expand the North Tower's dust cloud was many times the entire potential energy of the tower's elevated mass due to gravity. The over 10-fold disparity between the most conservative estimate and the gravitational energy is not easily dismissed as reflecting uncertainties in quantitative assessments. The official explanation that the Twin Tower collapses were gravity-driven events appears insufficient to account for the documented energy flows.
Un altro link di riferimento a J. King, tratto dal video della conferenza di Confronting the Evidence.
In the case of the twin towers even a rough calculation of the amount of energy needed to pulverize all the concrete and gypsum to the very fine dust observed (and without including the energy needed to crumple and deform steel) indicates that it would have far exceeded the entire gravitational potential energy of the structures.
Calcestruzzo e roccia hanno circa gli stessi valori di portanza. Una roccia può arrivare anche a 40-50 MPa, mentre il calcestruzzo nel WTC aveva una portanza a compressione di 25 MPa (può arrivare fino a 45-55MPa, nel caso di normali inerti rocciosi).

Un video dell'evento è disponibile nella mediateca del Corriere della Sera o in quella Mediaset.
Repubblica mostra invece con immagini accelerate la diffusione della nuvola nella valle.

Ottime immagini sono presenti nelle gallerie di Repubblica: galleria1, galleria2.

Si segnala inoltre questa bellissima animazione, sempre di Repubblica, che indica il prima ed il dopo la valanga con il cerchietto rosso che indica (ma in modo errato) lo spuntone di roccia che si è staccato.

In giallo il lato in cui si è staccata la roccia.



Articolo Corriere della sera; articolo di Repubblica.

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